«Il Consiglio
comunale non è un dopolavoro».
L’accusa, pesante come un macigno, arriva dal
capogruppo comunale di Forza Italia, Domenico Damascelli, che non ha digerito
la versione data dal sindaco Michele Abbaticchio sull’assise saltata giovedì
scorso (http://www.dabitonto.com/politica/r/consiglio-comunale-deserto-la-replica-di-abbaticchio-all-opposizione-chi-polemizza-sapeva/3488.htm).
«Mi rammarica
veramente tanto constatare che non si sia ancora compreso che il Consiglio comunale
non è l’assemblea del circolo del dopolavoro, ma la massima assise
istituzionale di una città, che può essere convocata e aggiornata non secondo
desideri, capricci e umori, ma soltanto nel rispetto delle regole e in base a
determinate norme contemplate nel regolamento del Consiglio comunale, nello statuto
del Comune, nel Testo unico degli enti locali e nella legge», arringa l’ex vicesindaco.
Secondo cui «un Consiglio comunale convocato o aggiornatonon può assolutamente essere spostato ad altra data prima dell’insediamento
della seduta che, per essere valida, deve raggiungere il numero legale».
Allora – attacca Damascelli – «è una autentica falsità affermare che era
possibile concordare una nuova data, sarebbe stato un atto in palese violazione
della legge e del regolamento comunale e, quindi, inaccettabile. Sia
chiaro una volta per tutte. Non desideriamo essere “chiamati” per sentirci
chiedere di condividere diserzioni di Consigli con accordi di natura non
ufficiale e con evidente inosservanza della Legge. Questo è quello che ci è
stato proposto e che noi non abbiamo condiviso.
Il vicepresidente vicario provinciale di
Forza Italia, inoltre, dà anche la sua versione dei fatti sui costi dell’assise
saltata. E non solo. «Undici dipendenti
pubblici (8 consiglieri e 3 funzionari comunali) per poter partecipare
all’appello non hanno raggiunto le loro postazioni lavorative negli enti pubblici
in cui sono impiegati sin dall’orario solito di inizio giornata, ma solo
successivamente. In quelle ore avrebbero potuto produrre svolgendo l’attività
cui sono preposti o deliberando provvedimenti se il Consiglio si fosse tenuto,
ma, non per colpa loro, non si è verificato né il primo, né il secondo caso. All’azienda
esterna, cui il Comune affida il servizio di registrazione, sbobinatura e stesura
dei verbali del Consiglio comunale sarà regolarmente corrisposto il relativo
pagamento della prestazione anche per la seduta andata deserta».
Ed ecco, infine, la stoccata finale. «Da tali episodi, però, si evince che,
purtroppo, ancora non si sono compresi l’alto valore e la sacralità delle
istituzioni e non si sente il peso della responsabilità conferita dai
cittadini. Soltanto due settimane fa, si disertava il Consiglio comunale per
partecipare a una manifestazione elettorale a Bari. Qualche giorno fa, tale
iniquo e irresponsabile gesto si è nuovamente ripetuto, questa volta però,
dicono gli assenti, affinché si potessero soddisfare impegni di natura
personale.
È assurdo che
anziché chiedere scusa alla città, richiamare gli amministratori poco diligenti
e invitarli a svolgere il proprio dovere, assumendo atteggiamenti responsabili
e rispettosi, ci si impegni in una inopportuna e assurda difesa di atti e
comportamenti deleteri per la comunità che, invece, vanno censurati».