Sarà Emanuele Sannicandro, detto Lillino, a sfidare il
segretario uscente Biagio Vaccaro nella corsa alla tolda cittadina del
Partito Democratico.
Ieri, davanti ad una “Pescara” colma di gente, sono state
presentate le due mozioni che oggi i tesserati saranno chiamati a votare.
Con una lunga esperienza politica alle spalle e
diversi mandati di consigliere comunale e regionale, Sannicandro si candida a
guidare il partito d’opposizione, dopo la breve segreteria di Vaccaro, scelto
per pilotarlo fino al congresso odierno, a seguito del periodo di
commissariamento.
“Chi fa politica
dovrebbe aspirare al potere inteso come mezzo al servizio di altri fini ideali,
al servizio della comunità. Alcuni, invece, aspirano al potere in quanto tale,
per godere del senso di prestigio che esso procura” spiega Sannicandro nel testo
della mozione presentata, sostenendo la necessità di una politica della
responsabilità: “La politica consiste in
un tenace e lento superamento delle difficoltà, da compiersi con passione e
discernimento, ma anche con competenza”.
“Il Pd ha mai
smesso di essere la somma delle sigle del passato? […] Ha mai smesso di fare la
contabilità delle dispute? Che bisogno c’era di un grande partito nuovo se si
vive continuamente l’esigenza di regolare il traffico del vecchio?” si
chiede il candidato, sottolineando che “un
partito che ha l’ambizione di rappresentare oltre il 30% dell’elettorato
italiano o bitontino non può che modificare il suo modo di essere nella
politica e nella società, rappresentando settori e mondi vitali che devono
andare oltre le tradizionali appartenenze e recinti elettorali”.
Il Pd che Sannicandro auspica è un partito “con la partecipazione attiva dei cittadini,
dei simpatizzanti, degli iscritti”. Un partito “dei lavoratori dei precari, dei disoccupati, dei pensionati, ma anche
dei mondi professionali ed associativi, della cultura e della scuola”. Un
partito che parli in modo semplice e chiaro non “la somma algebrica delle forze fondatrici, che ha perso sempre più
consenso”.
Ma per realizzare tutto questo, secondo l’aspirante
segretario “bisogna rispettare la storia
di tutti, […] essere orgogliosi del proprio passato, ma anche di quello degli
altri”, perché “il confronto pacato
delle idee è una ricchezza”.
Apertura ai talenti presenti nella società, recupero della motivazione
dell’agire politico, liberazione di energie, pluralità di accessi alla partecipazione,
rigogliosa applicazione dei criteri di incompatibilità e del rispetto del
numero di mandati, apertura ai suggerimenti dall’esterno, sono le ricette per
un Pd che deve essere un “palazzo di vetro”, un “partito nuovo”, piuttosto che un “nuovo partito” o un “cartello
elettorale riveduto e corretto”.
Nell’analisi
di Sannicandro c’è anche spazio per una riflessione sulla situazione nazionale:
“L’inevitabile implosione del Pdl o, come
si chiamerà, Forza Italia, rischia di riscrivere l’intero sistema politico
italiano. E’ chiaro che, quando nel sistema bipolare
centrodestra-centrosinistra, con il peso enorme del Movimento 5 Stelle, sta per
scomporsi il pilastro di destra, rischia di entrare in fibrillazione anche il
Pd. Registriamo che ci sono forze politiche (Udc, Scelta Civica) che puntano a
far saltare il bipolarismo”.
Ecco perché, secondo l’ex consigliere, è
necessario “un Pd forte e coeso, chiaro
nella prospettiva che persegue”, che abbia “l’ambizione di guidare la politica nei prossimi anni”.
A livello locale, infine, il partito deve “affrontare
i nodi dello sviluppo urbanistico e dei lavori pubblici, dare una prospettiva
di sviluppo all’agricoltura locale, predisporre piani realizzabili in tema di
rifiuti urbani, sviluppare politiche a favore dell’artigianato, delle piccole
imprese, del turismo e della cultura”, temi, questi, “non compiutamente intesi come fonti di sviluppo sociale ed economico
della comunità”.