Costituirsi
parte civile «per tutelare gli interessi dell’ente nelle sedi competenti», in
un eventuale processo penale.
Questa
è la scelta del Comune di Bitonto nella vicenda Turturro, l’ex dirigente
comunale, vittima di due incresciosi atti intimidatori nel febbraio scorso.
Lo ha
deliberato la giunta qualche giorno fa, dando così concreta attuazione alle
prime mosse in tal senso del sindaco Abbaticchio.
A
difendere (eventualmente) il Comune sarà l’avvocato Alfonso Amorese.
Il
tristissimo episodio con protagonista Vincenzo Turturro si è consumato il 1°
febbraio scorso, quando all’allora dirigente del settore Urbanistica e Lavori
Pubblici accade, purtroppo, davvero di tutto.
Dapprima,
in mattinata, una busta anonima contenente scritte intimidatorie ed un
proiettile. Poi, verso mezzogiorno, il tentativo (per fortuna vano) di incendio
dell’auto parcheggiata nei pressi di piazza Moro.
Infine,
nel pomeriggio, altro gesto atroce: auto della moglie completamente incendiata
nel parcheggio del liceo scientifico “Galileo Galilei”. Un’escalation di
violenza senza precedenti per la politica e per la criminalità bitontina. Che
per la prima volta attenta al potere.
Turturro
non ce la fa, e ben presto decide di farsi da parte. La criminalità ha vinto.
Nel
frattempo, la magistratura e le autorità giudiziarie cominciano ad indagare. La
Guardia di finanza ed il Commissariato di Pubblica Sicurezza, guidate dal
pm Teresa Iodice, cercano il perché di
quanto successo iniziando da Palazzo Gentile, sequestrando una serie di incartamenti
relativi a diverse pratiche edilizie, risalenti al 2003, ed un paio di
richieste di abitabilità e agibilità, datate 2012, che l’ex dirigente aveva
rispedito al mittente o tenuto in stand-by.
Ma gli
agenti vanno oltre, e nella loro lente di ingrandimento sono finiti anche alcuni professionisti, ingegneri e geometri, che operano vicini agli
uffici comunali, oltre a dipendenti ed
ex dipendenti comunali di Palazzo Gentile.
Le indagini, frattanto, proseguono.