Il
messaggio arriva forte e chiaro. Non è la Xylella che sta ammazzando
gli ulivi in Salento (come vogliono farci credere) e quindi non
sarebbe per nulla così fastidiosa come dice il nome, ma la colpa è
soltanto delle multinazionali produttori di sostanze inquinanti e
velenose che hanno deciso di distruggerci per sempre. Togliendoci
quello che di più prezioso abbiamo.
Lo
scenario è disegnato da Gino Ancona (e chi se no?), in prima linea
anche nella difesa a spada tratta degli ulivi salentini – e quindi
di tutto il tacco d’Italia – che qualcuno ha deciso devono essere
abbattuti perché malati.
«L’Ulivo
– ragiona l’anarchico – ha
reso la Puglia le regione più importante al mondo per la produzione
di olio extravergine d’oliva e per questo vogliono farla morire».
E
per farlo – è il suo ragionamento – stanno usando la scusa della
Xylella, additata come responsabile della morte degli uliveti
salentini e, in parte, di quelli brindisini.
Per
stopparla, le istituzioni – in profonda lite tra loro, perché la
mano destra non vuole fare quello che dice la mano sinistra – hanno
messo su il famigerato piano Silletti, che prevede l’abbattimento di
un numero indecifrato di ulivi (in primis era un milione), ma che per
adesso ne ha fatti fuori soltanto 6.
«Studi
scientifici però – sottolinea Ancona – dicono l’esatto
contrario. Cristos Xyloiannis, docente di Coltivazione erboree
all’Università della Basilicata, ha dimostrato come la Xylella
impiantata volutamente sugli ulivi americani è scomparsa dopo
pochissimo tempo e, dove era rimasta, non ha assolutamente fatto
danni».
Lo
stesso professore, inoltre, ha più volte criticato il piano
d’emergenza pugliese, puntando il dito contro la pratica della
eradicazione delle piante e suggerendo, invece, quella di nutrire
il terreno e poi implementare le buone pratiche, come la rimonda,
annuale e con piccoli tagli, perché l’ulivo ha bisogno di luce in
ogni sua parte.
Già,
i terreni. Quelli sì che sarebbero malati per colpa dell’utilizzo
massicco di diserbanti e fitofarmaci. E lo sa bene proprio Gino
Ancona, che una settimana fa si è recato in Salento (assieme ad
altri bitontini) per toccare con mano la situazione e per impedire
che gli ulivi fossero tagliati.
«I
terreni sono desertificati e inquinati da sostanze chimiche – è
il suo mantra – e
non riescono più a far nutrire le piante, facendole
irrimediabilmente morire. La colpa, quindi, è tutta delle
multinazionali che si sono macchiate di omicidio colposo e che adesso
tentano di coprirsi usando la xylella».
Multinazionali,
quindi, «che hanno deciso di distruggere la nostra agricoltura e
che, dopo aver delocalizzato la produzione industriale, vogliono
spostare i nostri prodotti dove dicono loro. Stanno dividendo il
pianeta in aree di produzione e aree di consumo in modo tale che chi
gestisce i traffici ha in mano tutta la vita del pianeta».
La
soluzione, allora, è mobilitarsi tutti insieme (ieri però ad
ascoltarlo erano veramente in pochi), uscire fuori la nostra dignità
e impedire che ci cancellino la nostra storia e ci facciano morire di
fame.
Magari
facendo un presidio anche a Bitonto, come stanno facendo altrove.