L’accusa
è di quelle da vecchia politica: sistemare gli amici e gli amici
degli amici.
Una
sorta di spoil system (o metodo Cencelli) in salsa bitontina.
A
lanciarla è il Partito democratico, che nelle ultime ore ha diffuso
un nuovo e pesante manifesto contro il sindaco Michele Abbaticchio.
Additato di non essere assolutamente il “nuovo” della cosa
pubblica, ma più vecchio di coloro che si era promesso di rottamare
e mandare a casa.
Metodo
alla mano, si intende.
«Liberiamo
Bitonto – recita
lo scritto – è
il motto della campagna elettorale del primo cittadino del 2012. Dopo
l’esperienza Valla, quell’auspicio convinse i cittadini bitontini
a porre la propria fiducia nel sindaco Abbaticchio e nella sua
maggioranza. In tre anni di governo quello slogan è rimasto lettera
morta. Anzi, sembra che l’operato del sindaco, e di chi gli sta
intorno, si sia ispirato più alle logiche di una politica che tiene
conto delle amicizie, che riserva premi per i fedelissimi, che invece
di valutare il merito, tiene conto dell’appartenenza».
Accade,
allora, «che decine di
affidamenti diretti ad imprese hanno preso il posto delle gare a
evidenza pubblica. Perché non consentire a tutti di partecipare e
fare offerte? Perché devono lavorare soltanto alcuni selezionati?
Qual è il criterio per sceglierli? Abbiamo avuto persino il
dispiacere di leggere provvedimenti fotocopia dove sono stati copiati
e incollati i requisiti degli affidatari, selezionati non certo per
merito».
Esempi
di questo modus operandi – spiegano dalla sede dei “democratici”
– sarebbero il Piano dell’offerta formativa territoriale, il Poft (in
realtà segnalato circa un mese fa anche da questo giornale
telematico http://www.dabitonto.com/cronaca/r/l-opinione-piano-dell-offerta-formativa-territoriale-progetti-e-progettini-likers-e-soldini/5604.htm), e l’affidamento dei lavori per la riqualificazione di villa Sylos.
«Quello
che doveva essere un piano di miglioramento dei servizi educativi per
gli studenti – è il j’accuse – è diventato
un’occasione per finanziare associazioni e cooperative vicine. Il
caso più eclatante? Un’associazione beneficiata ha sede, guarda
caso, nello stesso locale dove ha sede un movimento politico della
maggioranza. Stessa storia per il recupero della Contessa. 950mila
euro di appalto affidato ad un’azienda salentina che poi però ha
subappaltato i lavori ad altre aziende. Probabilmente se si
rivelassero i nomi di queste verrebbe fuori qualche sorpresa. Siamo
curiosi di sapere».
La
conseguenza, allora, è una sola: «Sembra
che l’unica cosa di cui Bitonto si sia liberata è la trasparenza».
Poi,
infine, la stilettata dal profumo ciceroniano: «Quanto
dobbiamo ancora sopportare?».