Il 23 maggio 1992 la mafia faceva esplodere un tratto dell’autostrada A29, all’altezza dello svincolo di Capaci, uccidendo Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Nel trentennale di quel tremendo attentato, che volle colpire il Magistrato simbolo della lotta alla criminalità organizzata, esempio di intransigenza, coraggio e determinazione, l’Associazione Nazionale Magistrati ne ricorda il grande valore professionale, lo straordinario acume investigativo, la moderna visione di un’azione sinergica e coordinata delle Forze dell’ordine, ma anche l’altissima tensione morale, la fervida intelligenza e la costante disponibilità verso gli altri. Uomo delle Istituzioni, con un profondo senso dello Stato, ha vissuto, lavorato e poi pagato con la vita il suo forte sentimento di giustizia, per una società libera dalla prepotenza e dall’oppressione delle mafie. L’emozione, lo sdegno, il grido di dolore suscitati da quella vile strage, seguita solo due mesi dopo dall’attentato a Paolo Borsellino, hanno spezzato le catene della paura e del silenzio ridestando la società civile. E in questo giorno, di memoria contro la mafia, l’Associazione Nazionale Magistrati vuole ribadire ancora una volta l’incessante impegno di tutti i magistrati a difendere i principi di democrazia e legalità su cui si fonda la Costituzione, ricordando, con le parole di Falcone, che ‘’gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini’’.