Il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, e l’Amministrazione comunale scrivono al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, chiedendogli di farsi portavoce a livello nazionale delle legittime rivendicazioni presentate agli amministratori locali, a Bitonto come in tutto il Paese, dalle categorie di operatori economici gravemente danneggiati dalle chiusure imposte dal dpcm 2 marzo 2021.
Il riferimento è ai numerosi ambulanti, mercatali, commercianti, parrucchieri e titolari di centri estetici, scesi in piazza in questi giorni, per richiamare l’attenzione delle istituzioni sulla drammatica situazione economica in cui versano, perché è loro impedito di lavorare.
Si tratta – è la posizione dell’Amministrazione Abbaticchio – di attività ingiustamente penalizzate, perché, dati alla mano, potrebbero essere svolte in sicurezza nel rispetto dei protocolli igienico-sanitari stabiliti a livello nazionale e non avrebbero un impatto sui contagi differente da quello di tutte le altre attività, che continuano ad essere aperte.
Condividendo e ritenendo giuste e legittime le forti perplessità “espresse ed argomentate con garbo e dignità da questi nostri concittadini”, l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Michele Abbaticchio si appella, dunque, al governo regionale, perché possa “esercitare una qualche forma di persuasione istituzionale nei confronti dei decisori nazionali”, in modo da sostenere la richiesta di una riapertura delle suddette attività nel rispetto dei protocolli di sicurezza e, conseguentemente, disinnescare il serio pericolo di gravi tensioni sociali.
Di seguito il testo integrale della nota inviata al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
“Ill.mo Presidente,
a nome della comunità civica bitontina siamo a scriverLe affinché possa accogliere, far proprie e trasmettere ai decisori nazionali – in sede di Conferenza Stato-Regioni – le voci e le ragioni che noi amministratori locali stiamo raccogliendo quotidianamente in questo periodo così drammatico.
Solo nell’ultima settimana abbiamo assistito a numerose manifestazioni e sit-in di protesta di operatori economici colpiti dal blocco delle proprie attività lavorati e professionali a seguito del DPCM 2 marzo 2021.
Questo accade a Bitonto, come in ogni altra città pugliese e italiana; le manifestazioni nazionali di ieri indicano una sorta di rottura dell’equilibrio che ha caratterizzato la gestione pandemica fino ad oggi.
Abbiamo incontrato gli ambulanti, i mercatali, i commercianti, i parrucchieri, i titolari dei centri estetici e le loro associazioni di categoria. Abbiamo ascoltato le loro legittime recriminazioni per quello che, a loro dire, è un trattamento iniquo subito da alcuni settori, rispetto alla stragrande maggioranza delle attività lavorative e commerciali.
In tutta onestà, non si può non condividere le forti perplessità espresse ed argomentate con garbo e dignità da questi nostri concittadini.
C’è da prendere atto che la “stretta” da zona rossa non ha sortito i risultati sperati, perché effettivamente non si è avuto quell’effetto indotto di auto-controllo da parte dei cittadini. Numeri alla mano i contagi non scendono, anzi. La maggior parte delle attività economiche sono restate aperte, con l’evidente penalizzazione delle poche rimaste chiuse per decreto. Tutto questo sta portando ad una comprensibile esasperazione, specie di quanti vogliono riprendere a lavorare in sicurezza e non possono farlo sine die.
A supporto delle ragioni dei manifestanti, c’è da dire che proprio le attività chiuse dal DPCM sono quelle che – dati statistici e probabilistici alla mano – avrebbero meno impatto sul trend dei contagi.
Le attività ambulanti e dei mercati si svolgono all’aperto – è notizia di oggi che solo l’un per mille dei contagi avviene all’aperto – e si possono organizzare con flussi direzionali tali da evitare assembramenti, facilmente controllabili ai varchi dei mercati stessi.
Le attività dei parrucchieri, barbieri e centri estetici – che hanno continuato ad essere aperte anche in zona rossa prima del nuovo DPCM – sono quelle che più di altre si sono allineate sin da maggio 2020 a protocolli igienico-sanitari puntuali, adottando una nuova organizzazione del lavoro con prenotazioni e appuntamenti distanziati ad personam.
Per quanto concerne il commercio al dettaglio, sono veramente pochi quei codici Ateco non rientranti nell’elenco dell’allegato 23 del DPCM.
Riteniamo, dunque, che le recriminazioni a noi affidate siano giuste, condivisibili e legittime.
A nostra volta sentiamo di affidarle a Lei, affinché possa valutare ogni possibile azione del governo regionale ed esercitare una qualche forma di persuasione istituzionale nei confronti dei decisori nazionali, assecondando e promuovendo la ragionevole richiesta di questi nostri concittadini lavoratori: riaprire nel rispetto dei protocolli di sicurezza.
Certi del Suo impegno e della Sua sensibilità al tema, ed esprimendo la nostra piena disponibilità a collaborare per una immediata soluzione a questa pesante situazione economica, che genera anche una critica tensione sociale, salutiamo cordialmente”.