Sport, disciplina, vita”.
Tre parole che il maestro Lorenzo Rilievo rappresentava a suo modo, tre parole che assumono un significato intrinseco, tre parole che ne avvalorano la testimonianza, “l’uomo per il prossimo”.
Ebbene il caro Lorenzo aveva uno stile personale nel dimostrare l’attaccamento ai giovani, a coloro che nel corso della sua pur breve esistenza, hanno scandito le ore più liete dell’attività che svolgeva quasi a tempo pieno: il calcio. Perché calciare un pallone, sorridere ed esultare, partecipare a vittorie e sconfitte di quei ragazzi, dei suoi ragazzi, era per lui vitale.
Una vita che ci ha lasciato precocemente e in maniera dura, ruvida, silenziosa. Un male incurabile che tre anni addietro l’ha sottratto alla famiglia, agli amici, ai conoscenti e a tutti coloro che ne apprezzavano doti e qualità, pregi e difetti. Un male che non ne ha scalfito il coraggio e la voglia di andare oltre i limiti della sua persona, di andare oltre il semplice ricordo del passato, per far sì che quella sfera rotolasse non soltanto per i suoi giocatori, quei ragazzi oggi uomini, ma soprattutto per non scordarne l’esempio.
Vivere per il maestro era ascoltare le voci dei ragazzi che in campo dialogavano col pallone, vivere per il maestro era l’affettivo rapporto che instaurava con loro, elargendo consigli, tattiche, gesti ed anche rimproveri. Perché vivere non è solo gioia, non è mero divertimento, non è sopravvivenza ma è la “sintesi del tutto”, di delusione e felicità, di trepidante esultanza anche per le sconfitte più accese, di quelle che ti segnano dentro e ne indicano la strada da intraprendere.
E il maestro di strada ne ha percorsa e l’ha fatto sempre e comunque anche sostando talvolta a chiacchierare con noi, su quanto l’esistenza gli avesse riservato, di quella zoppia che trasformava nel suo punto di forza, “malattia di Strumpell-Lorrain”, sconosciuta ai più, motivo di riscossa per lui. Era impossibile stargli dietro, impensabile raggiungerlo e superarlo: instancabile motorino della panchina, una delle prime personalità a livello locale distintasi per le innate capacità organizzative di tornei calcistici a livello amatoriale, ispirazione ed esempio per gli organizzatori di oggi.
Questa era la sua vita. Una persona comune che ha dedicato l’esistenza all’amore per uno sport che non poteva fisicamente praticare, ma che viveva intensamente non come spettatore ma come ingranaggio essenziale. La sua missione era educare i giovani alla partecipazione condivisa, dando un calcio alle difficoltà e formando gli uomini del domani.
Domenica 11 Ottobre 2015 alle ore 15:30 presso il Centro Sportivo “Bellavista Soccer”, cinque rappresentative onoreranno il maestro Lorenzo alla sua maniera, calciando il pallone, per ricordarlo e tramandarne l’esempio anche alle generazioni future.
Alle rappresentative storiche della competizione giunta alla quarta edizione, si aggiungerà la Rappresentativa “FIDAS – F.P.D.S.”, sezione di Bitonto, associazione benefica attiva nelle donazioni del sangue, perché il sangue è vita e donare è virtù fondamentale.
Un mini-torneo di calcio a sette con partite della durata di venti minuti ciascuna, a competere per il “trofeo finale”, non una targa non una coppa, ma la “vittoria del gruppo e della condivisione”, desiderio e insegnamento del caro Lorenzo.
Sentiamo la mancanza del maestro, del suo modo di intendere il calcio, quel calcio che ormai appartiene ad altra epoca, della voglia di correre anche se non poteva fisicamente, della disciplina che infondeva nei suoi allievi quando indicava la porta e la rete; l’obiettivo era quello di segnare ed esultare, un goal per la vittoria, un goal da condividere.
“Sport, disciplina, vita”. Tre parole, un solo insegnamento, una via maestra che conduce lontano