Concludiamo, con l’allenamento della resistenza, il nostro breve iter fra le capacità condizionali.
La resistenza è la qualità motoria che permette all’organismo di resistere alla fatica in un determinato lavoro, senza che si determini un calo dell’efficacia sia psichica che fisica e quindi del rendimento nella prestazione.
La capacità di resistenza dipende da vari fattori, tra cui l’età, il sesso, il peso, la struttura corporea, la massa muscolare, oltre che da processi biochimici e funzionali, controllati dal sistema nervoso ed endocrino, che permettono di raggiungere le prestazioni desiderate.
Nel corso della vita la capacità di resistenza è soggetta a un processo naturale di trasformazione, anche in assenza di un’azione volontaria di allenamento. Nel momento in cui diventa necessario raggiungere un più alto livello di prestazione di quello raggiunto naturalmente occorre fornire all’organismo degli stimoli che solo l’attività fisica può garantire.
Il concetto di resistenza rimane abbastanza generico, poiché ne esistono varie tipologie ed anche vari metodi di classificazione.
RESISTENZA GENERALE: è la capacità di eseguire per un lungo tempo un’attività fisica che impegna, assieme all’apparato cardio-respiratorio, gran parte delle masse muscolari.
RESISTENZA SPECIFICA: è il particolare tipo di resistenza richiesto per realizzare lo specifico gesto di gara di una disciplina sportiva. Dipende dalla possibilità di trasformare la maggior quantità di energia possibile in relazione alla prestazione agonistica da compiere.
Può essere ulteriormente suddivisa, secondo lo studioso Harre, in funzione della durata e del sistema energetico coinvolto.
RESISTENZA DI LUNGA DURATA: attività aerobica con prevalente impegno degli apparati cardiocircolatorio e respiratorio. La durata dell’impegno supera gli 8 minuti fino a 2-3 ore. Esempi tipici sono la maratona o il triathlon.
RESISTENZA DI MEDIA DURATA: coinvolge sia il meccanismo aerobico che anaerobico. Il lavoro può durare da 2 a 8 minuti circa.
RESISTENZA DI BREVE DURATA: è predominante l’impegno del meccanismo anaerobico. Richiede un buon sviluppo della resistenza alla forza e della resistenza alla velocità. Il lavoro può essere protratto da 45 secondi a 2 minuti.
La resistenza alla forza è la capacità dell’organismo di opporsi alla fatica in prestazioni con richiesta di forza prolungata nel tempo e con elevate esigenze di resistenza locale. Invece, la resistenza alla velocità è la capacità del muscolo di lavorare a lungo a velocità vicine a quelle massime di un soggetto. Può anche essere intesa come capacità di ripetere molti scatti in successione a brevi intervalli l’uno dall’altro.
A seconda dei meccanismi energetici utilizzati si può distinguere in:
RESISTENZA AEROBICA: fa riferimento alla resistenza di lunga durata. È il processo più economico poiché il lavoro muscolare può essere protratto per lunghissimo tempo e le tensioni muscolari sviluppate sono piuttosto basse.
RESISTENZA ANAEROBICA: fa riferimento alla resistenza sia di media che di breve durata. La trasformazione dei substrati energetici avviene in assenza di ossigeno e le tensioni muscolari, di media intensità, possono essere protratte per un tempo relativamente lungo.
I principali metodi utilizzati per migliorare la resistenza sono:
– Continui
– Interrotti da pause
I metodi continui stimolano e migliorano l’efficienza del sistema cardiocircolatorio e respiratorio, in maniera più evidente quanto più a lungo agisce lo stimolo allenante.
I metodi interrotti da pause prevedono la ripetizione di determinate distanze con intervalli di recupero che variano da 45 secondi a qualche minuto.
L’età d’oro per lo sviluppo della resistenza è tra i 10 e i 15 anni: a questa età infatti si registra il picco d’impennata di crescita della capacità di resistenza in quanto è particolarmente favorevole il rapporto peso/potenza.
La massima espressione delle capacità di resistenza viene raggiunta tra i 15 ed i 16 anni nella femmina e tra i 18 ed i 22 anni nel maschio.
Gli adolescenti sono particolarmente adatti a carichi di resistenza di tipo aerobico. Il loro cuore possiede infatti una elevata plasticità e l’attività di resistenza produce un allungamento ed un ispessimento delle fibre muscolari cardiache che, insieme all’aumento delle dimensioni delle cavità del cuore, rendono il lavoro cardiaco sempre più efficace ed economico.