La piovosità di questo autunno rende attuale il sempre interessante tema dell’aquaplaning. Si manifesta quando tra gli pneumatici e l’asfalto si crea un “velo” d’acqua che ne impedisce l’interazione: l’aderenza si azzera e le possibilità di controllo della vettura diventano pressoché nulle.
Il fenomeno è molto insidioso, perché non sempre è facilmente riconoscibile, spesso non è progressivo e, una volta verificatosi, richiede al guidatore molta attenzione.
Anche la NASA si è interessata al problema, fin dai primi anni sessanta dello scorso secolo, per capire come rendere più sicuri gli atterraggi degli aerei sulle piste molto bagnate.
La causa principale dell’aquaplaning è la presenza di acqua sulla strada, ma l’intensità e la facilità con cui compare sono influenzate dalle condizioni dell’asfalto (nuovo, liscio, drenante, con pozze), dalla quantità di liquido presente, dalla velocità alla quale transitiamo sul tratto bagnato, dall’usura degli pneumatici e dalla pressione alla quale sono gonfiati.
La complessità dell’argomento impone una semplificazione, per poter indicare cosa fare per cercare di prevenire il problema.
A parità di condizioni (stato e tipo dell’asfalto, quantità d’acqua presente, velocità di percorrenza), avere gli pneumatici in buono stato e gonfiati alla giusta pressione (quella indicata dal Costruttore della nostra automobile) ci permette di aumentare la nostra sicurezza rispetto a chi ne ha meno cura.
È essenziale, infatti, che lo pneumatico sia nelle condizioni migliori per evacuare la maggiore quantità d’acqua dalla superficie di contatto: un battistrada con poco spessore accresce la possibilità di aquaplaning, così come una gomma gonfiata male.
Altro aspetto importante è la velocità. Più è alta, maggiori sono le possibilità di perdere aderenza, passando su una pozzanghera o transitando sui tratti bagnati.
La velocità è ritenuta così rilevante che il Legislatore ha fissato, nell’attuale Codice della Strada, il limite dei 110 km/h di velocità massima sulle autostrade in caso di pioggia.
In generale, le strade bagnate richiedono molta attenzione, più di quanta ne utilizziamo normalmente sull’asciutto.
Osservare la “nube” d’acqua sollevata dalla vettura che ci precede, per esempio, può darci un’indicazione sulla quantità d’acqua presente più avanti e permetterci di rallentare per tempo. Se, nonostante tutta la nostra prudenza, dovessimo incappare nell’aquaplaning (ce ne possiamo accorgere da un alleggerimento del volante ed in generale da una sensazione di galleggiamento), dovremmo fare poche cose, ma bene: non spaventarci, non fare manovre brusche, tenere il volante fermo, non frenare, ma alleggerire molto delicatamente la pressione sul pedale dell’acceleratore fino a recuperare l’aderenza o fino al superamento della pozzanghera.
Contributi video:
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