“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me….” (Salmo 23 Della Bibbia)
Parole oscure, parole oscure dal significato squisitamente moderno.
Pochi sanno che questo frammento, di biblica memoria, opportunamente tradotto in lingua ebraica, rappresenti il testo della canzone “Gam Gam” composta da Elie Botbol, psichiatra francese, il cui brano, offerto in streaming, è diventato un simbolo dell’Olocausto. Nel video si susseguono, in modo serrato, una successione delle immagini della deportazione e si conclude con la chiosa “Il 27 Gennaio del 1945 i cancelli di Auschwitz furono abbattuti”. Questa canzone successivamente è stata opportunamente arrangiata, da Mauro Pilato e Max Monti, che gli hanno donato una moderna e brillante veste Pop.
Ma questo esempio, qui riportato, non è il solo, di come l’universo musicale, tacciato come profano, attinga, spesse volte dal dominio del sacro. Il pubblico giovane o che ha avuto la fortuna di godersi, le performance artistiche, delle rock band dei rimpianti anni ’80, sicuramente ricorderà i Boney M. il gruppo musicale che compose e cantò testi come “Daddy Cool”, “Ma baker”, “Rasputin”, e “Rivers of Babilon”.
Proprio quest’ultimo brano, mi riferisco a “Rivers of Babilon”, è un adattamento dei salmi 137 e 19 della Bibbia, che tratta dell’esilio degli ebrei a Babilonia, che è stato liberamente reinterpretato per raccontare il destino dei popoli neri dell’Africa, catturati brutalmente e deportati come schiavi nelle Americhe.
Anche nelle produzioni discografiche e cinematografiche italiane, non sono esenti i casi in cui autori stimati, come il compositore Angelo Branduardi, si siano ispirati a frasi o fatti celebri, nascosti nelle Sacre Scritture. Mi riferisco al film drammatico “State buoni se potete”, prodotto nel 1983 e basato sulla vita di San Filippo Neri, interpretato da Johnny Dorelli, dove nell’oratorio, costituito da trovatelli, il cantore “Spiridione” (Branduardi), li guida nel canto “Vanità di vanità” parafrasando il libro originale e scandaloso di Qohelet.
Nel 1120 Bernardo di Chartres coniò e uso l’espressione: “Siamo come nani sulle spalle dei giganti”, vi sfido a disapprovare!