Cari
lettori e lettrici in questo articolo, conclusivo, riguardo alle P.M.A. vorrei fare delle considerazioni
sulle recenti modifiche della legge 40,sulla
caduta del divieto dell’eterologa e su alcuni nodi da sciogliere.
Partiamo dal
presupposto che la caduta del divieto dell’eterologa in Italia , a mio avviso,
rappresenta non solo, una speranza e possibilità concreta per tutte le coppie italiane
desiderose di un figlio ma anche una grande conquista di civiltà per l’Italia.
Mi piace
iniziare con questa affermazione “la
determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile
riguarda la sfera più intima ed intangibile della persona umana e quindi è incoercibile”.
Questo
è il passaggio più forte della sentenza della Corte Costituzionale, che ha di
fatto, cadere il divieto di fecondazione eterologa in Italia.
Quindi , si parla proprio di dirittodella coppia, di dare a tutte le coppie la possibilità di avere un figlio,
qualunque sia la loro posizione economica.
Questo divieto infatti avevo
creato “un ingiustificato diverso trattamento delle coppie affetti dalla più
grave patologia , in base alle capacità economiche “perché chi poteva
permetterselo è andato all‘estero per
effettuare l’ eterologa, mentre chi non aveva i mezzi ha dovuto rinunciare.
Oggi
questo ,fortunatamente, non dovrebbe più accadere però c’è un altro aspetto da
considerare : ora che non bisogna più combattere quello che era il turismo procreativo all’estero bisogna
combattere quello nazionale, fornendo a tutte le coppie la possibilità di
curarsi senza dover emigrare in regioni meno svantaggiate. Altro nodo da sciogliere: bisogna
sperare, cosi come ha sostenuto anche la S.I.G.O(Società italiana di ginecologia e ostetricia) che i nuovi Lea(livelli essenziali di assistenza) contengano anche l’eterologa
in modo che il costo sia sostenuto dal sistema sanitario nazionale
e che ci siano condizioni di accesso uniformi in tutte le regioni.
Altrimenti, ha
spiegato , il presidenteSI.G.O, “sarà praticamente impossibile praticarla nel
pubblico”; “questo per tutta una serie di problematiche legate ai costi delle
tecniche di fecondazione ,alla mobilità sanitaria e al rimborso dei farmaci per
indurre l’ovulazione”.
In alternativa,
suggerisce, le regioni in autonomia potrebbero rimborsare i trattamenti fatti
nei centri di pma.
Altro
aspetto importante: la mancanza di
gameti, soprattutto ovociti.
“Il grosso problema in Italia è che sono molte le donne che cercano
l’eterologa , poche sono quelle disposte a donare i propri gameti e questo
soprattutto perché nel nostro paese non esiste un sistema di rimborso economico
per le donne che decidono di donare i propri ovuli, cosa invece esistente nel
resto d’Europa.
La donazione di ovociti prevede una
stimolazione ormonale della durata di un paio di settimane, con monitoraggi
ecografici e ormonali e un piccolo intervento chirurgico. Tutto questo
comporta, quanto meno, perdita di ore di lavoro e impegno per la donatrice. In
altre parole, in Italia la donazione di
gameti è vista come un atto
totalmente volontaristico”.
A parlare è Filippo Maria Ubaldi, Direttore clinico dei Centri GENERA di
Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) di Roma, Napoli e Marostica.
Di
contro un ‘inchiesta pubblicata su Repubblica di qualche settimana fa ha messo
in evidenza la difficoltà di una coppia di donare i gameti in Lombardia(ma credo
succeda in tutte le regioni), riuscendo ad avere informazioni almeno sull’iter,
solo in una clinica privata.
Ecco
che il detto non si sbaglia mai: “C’è chi ha il pane ma non i denti” diceva l’antico proverbio,
un’immagine che descrive perfettamente la situazione odierna in merito
all’eterologa: avere una legge ma non avere i mezzi, al momento, per rendere concreta la possibilità delle coppie di
accedere all’eterologa.
Auspichiamo che questo avvenga
quanto prima e che l’Italia dimostri di esserne all’altezza.