“I conti non tornano”, avranno pensato all’Agenzia delle Entrate.
Infatti, a qualche giorno dalla scadenza del concordato preventivo biennale, quello che permette ai contribuenti di accordarsi con il Fisco, l’Agenzia ha fatto partire 700 mila lettere, in formato pec, a tutti quelli che hanno dichiarato un reddito inferiore ai 15.000 euro, ovvero più basso di quello dei dipendenti che lavorano nello stesso settore.
Trattasi di professionisti o imprenditori che dichiarano meno di chi lavora nelle loro aziende. Un passaggio obbligato visto che le adesioni al Concordato sono assai sotto le aspettative e mancano all’appello 1,2 miliardi di euro, che servono a tagliare le imposte per il ceto medio, con la seconda aliquota Irpef che dovrebbe passare dal 35 al 33 per cento.
Tecnicamente questi inviti da parte dell’Agenzia delle Entrate al contribuente, vengono chiamati lettere di compliance e consistono in comunicazioni finalizzate a semplificare le procedure e stimolare l’adempimento spontaneo degli obblighi tributari, così favorendo l’emersione spontanea delle basi imponibili. Chi aderisce alla proposta di concordato ha dei benefici. Per esempio, si viene esclusi dagli accertamenti tributari e i maggiori redditi effettivamente conseguiti durante il biennio non verranno considerati ai fini del calcolo delle tasse.
Ma, detto ciò, nessuno avrebbe immaginato le reazioni indignate che ne sono scaturite.
“Uno strumento intimidatorio”, a detta dei sindacati dei commercialisti, che sono dell’avviso che l’invio massivo di comunicazioni generiche contrasta con l’obiettivo dichiarato di migliorare il rapporto tra fisco e contribuenti, anche perché tale approccio dimentica che redditi inferiori a determinati livelli possono essere causati dalla difficile congiuntura economica del 2023, tutt’ora in corso.
Fortemente critico sull’iniziativa anche il Carroccio, perché “la comunicazione snaturerebbe la filosofia di uno strumento nato per stabilire un patto di lealtà tra contribuente ed Erario”, senza contare che per il partito di Salvini, mandare lettere a chi dichiara cifre risibili equivale a dargli automaticamente dell’evasore fiscale.
Povero viceministro dell’economia Maurizio Leo che, alle prese con una evasione fiscale che ogni anno supera gli 80 miliardi di euro, si è reso ispiratore dell’iniziativa sperando di convincerli con le buone ad aderire al concordato, bussando alla porta dei sospetti evasori per chiarire i motivi del reddito anomalo e invitandoli a valutare di presentare un’integrazione.
Da lavoratore dipendente mi taccio, essendo in palese conflitto d’interessi, ma da aspirante Direttore dell’Agenzia fiscale rispondo con una metafora tratta dal duo Crozza-Bersani: “Ehi ragassi, siam mica qui a chiudere i buchi dell’Emmenthal……e sta qua qua…”.
(Rubrica a cura di Gaetano Tufariello)