Un
Lunedì è insufficiente per superare la delusione di aver visto, per i 53 giri
del Gran Premio d’Italia, una Ferrari inconsistente. Non voglio unirmi ai
detrattori della scuderia del Cavallino Rampante, già numerosi, ma mi sarebbe
piaciuto e bastato assistere ad una partecipazione dignitosa. Un ritiro (Alonso,
a causa di un’avaria all’unità elettrica “ERS”) ed un nono posto (Räikkönen sul
traguardo è transitato decimo e solo la penalizzazione di Magnussen lo ha fatto
avanzare) non li ritengo dignitosi, per una scuderia che rappresenta, da sola,
buona parte della storia del motorsport.
Nonostante
la passione, l’adorazione, la fede con annesso pellegrinaggio a Maranello, non
le si chiedeva di vincere, con questa monoposto ci vorrebbe un miracolo, ma
avere delle idee, questo sì. Una strategia di gara con una delle due macchine
programmata su un primo stint molto lungo, per esempio. Non avrebbe, forse,
cambiato di molto il risultato, ma, almeno, ci avrebbero “provato”.
Ricciardo,
grazie agli pneumatici più efficienti, si è regalato e ci ha mostrato un finale
da protagonista. Ha concluso quinto, dopo quattro monoposto motorizzate
Mercedes e davanti al compagno di squadra.
Non
correrò, però, il rischio di essere chiamato al box Ferrari in qualità di
consigliere strategico, come ha chiesto ironicamente Vettel a Stella Bruno
(inviata RAI) di fare per la Red Bull,
nell’intervista post-gara, quindi, mi asterrò da ulteriori osservazioni sulla
corsa delle Rosse.
Dopo
il tentativo di Massa di rimanere tra le due Mercedes, la lotta a distanza, a
forza di giri veloci, tra Rosberg ed Hamilton, lo spettacolo si è avuto nelle
retrovie. Qui i sorpassi non sono mancati e la Formula 1 è tornata ad
avere un senso. Bisogna ringraziare Magnussen, Perez, Bottas, Ricciardo,
Button, Kvyat per come hanno guidato, per come hanno battagliato fino alla fine
della corsa. I commissari di gara, invece, almeno nel “caso Magnussen –
Bottas”, hanno avuto un parere diverso dal mio. Hanno, infatti, penalizzato il
pilota McLaren, con 5 secondi da sommarsi al suo tempo di gara, per la manovra
difensiva effettuata, quando, dopo la frenata al termine del rettilineo dei
box, ha “invitato” Bottas (su Williams) a “stare largo” alla Prima Variante ed
evitare così di essere sorpassato.
Non
ho capito cosa abbiano visto i commissari – la velocità in quel punto è bassa (circa80 Km/h),
lo spazio per evitare un incidente, come si è visto, c’è -, ma non si può penalizzare
un pilota, perché difende la propria posizione, magari con malizia, ma senza
manovre azzardate e pericolose. Non ci sarebbero i miti delle corse
automobilistiche e nemmeno la
Formula 1, se l’attuale criterio di giudizio avesse
caratterizzato il passato di questo sport.
Valeva
la pena, comunque, esserci. Per il circuito, uno dei più belli e veloci del
Mondo, per il primo podio stagionale di Felipe Massa, per la spontanea ed
inimitabile coreografia del pubblico presente, sebbene i fischi all’indirizzo
di Rosberg siano stati quantomeno ineleganti.
Ordine
d’arrivo del Gran Premio d’Italia di Formula 1 – edizione 2014
POSIZIONE
PILOTA
SCUDERIA
1
Lewis
Hamilton
Mercedes
2
Nico
Rosberg
Mercedes
3
Felipe
Massa
Williams-Mercedes
4
Valtteri
Bottas
Williams-Mercedes
5
Daniel
Ricciardo
Red Bull Racing-Renault
6
Sebastian
Vettel
Red Bull Racing-Renault
7
Sergio
Perez
Force India-Mercedes
8
Jenson
Button
McLaren-Mercedes
9
Kimi
Räikkönen
Ferrari
10
Kevin
Magnussen
Penalizzato con 5 secondi, altrimenti 7°
McLaren-Mercedes