Imbronciato, vecchio, quattr’occhi e col camice macchiato di riconoscimenti.
Siamo abituati ad immaginarci lo scienziato da laboratorio, più o meno in queste vesti. Poi ci sono gli Ulisse dispersi che adottano la natura e si mimetizzano nei boschi, solcano monti e si tuffano negli oceani, respirano lontani dalle autostrade, si fanno incorniciare sotto le note di Eddie Vedder esplorando ogni angolo dell’into the wild.
Possono essere genetisti, botanici, zoologi, ma i corpi di tutti sono irrorati dal desiderio di studiare il bios, la vita cioè, il principio di ogni cosa. È con i perché, immaginazione, follia e curiosità che si spingono oltre il gomitolo di certezze nelle quali siamo aggrovigliati.
È con lo spirito critico che hanno sviscerato la materia e la storia umana, tutt’altro che lineare. Il progresso ha certamente accelerato l’evoluzione, dietro la serie di ominidi messi in fila di Zallinger c’è l’impegno degli studiosi che sono arrivati nel 2003, a decifrare completamente il genoma umano.
Ciò che tocchiamo, vediamo è incastonato negli ingranaggi della scienza. Coltiviamo tutti quella particella di perché che si insidia dai primi gemiti. Tuttavia esistono uomini che sognano di integrarsi nei misteri della scienza e di crearne il proprio scopo di vita. Possiamo godere pertanto, della parola vissuta di un nostro compaesano, Ezio Minervini, attualmente impegnato presso l’unità operativa di ematologia con trapianto (policlinico) con il Prof. Albano e la Prof.ssa Specchia.
Ezio ci confida che ha sempre sognato di essere un “inventore”, “mia madre”, dice, “sa bene quante gliene combinavo con i miei esperimenti e quanto poco duravano i miei giocattoli, li smontavo per capirne il funzionamento”. Si è sentito guidato da “una sorta di istinto primordiale” e il suo sì a questo lavoro è da ricondurre al periodo della tesi di laurea e all’incontro con il tutor durante questo periodo. La scienza ci insegna autorevolezza, imparzialità e ragionevolezza, ma per sperimentare l’ignoto, la ricerca assorbe l’imprevisto e l’errore. Dietro il dorato appellativo di scienziato, c’è un essere umano che non prescinde dai suoi limiti, dai suoi dubbi, ma i dubbi muovono le domande e le domande conducono alle risposte.
A tal proposito, Ezio, ribadisce che il fallimento è il passaggio certo attraverso cui compiere piccoli e rari passi avanti che si impregnano di gran significato. “Devi accettare il fallimento”, sostiene, “raramente i risultati arrivano presto, ci vuole fede nel progetto, il traguardo arriverà: non è un lavoro per velocisti, è per maratoneti!” Sul quaderno di laboratorio non serve la penna cancellabile, tutto può essere, certamente nel tutto l’errore si fa protagonista. Al momento, la ricerca scientifica ha un grande valore ideologico, si colloca, tuttavia, in uno scenario economico non proprio rassicurante; si delinea infatti, la volontà di “doversi limitare al possibile”; nonostante la scarsità di mezzi, “con grandi menti e grandi idee”, la ricerca in Italia, si pone agli stessi livelli di altri paesi, in termini di produzione scientifica. “Se vuoi andare lontano, corri insieme a qualcuno” dice un proverbio africano, Ezio ha sottolineato infatti, l’importanza del gruppo per raggiungere i risultati.
La passione con la quale gli scienziati creano il loro “scopo” è lodevole ma, insieme alla penna nel taschino del camice, è bene non dimenticare che la ricerca è un lavoro e come tale deve essere rispettato, altrimenti “ti fagocita completamente” ci ha suggerito Ezio. In futuro, ha in serbo per lui un progetto “semplice”: continuare a fare il lavoro che ama, i nostri migliori auguri! Ezio è la testimonianza che non siamo solo il risultato di un perfetto incastro di adenina e timina, dentro di noi si muove il senso di ricerca, che nutre il Nous (il razionale nell’uomo e nel cosmo) e incita l’uomo a fare cose grandi, a desiderare l’impossibile provando solo a immaginare che sia possibile. Esistono uomini talmente folli da credere che può esistere tutto eccetto l’impossibile.
È la somma delle piccole cose, ciascuna figlia di uno scopo, che permette alla scienza di esplodere in grandi cose.