Secondo lo storico Vito Acquafredda, la Porta Baresana, accesso alla città per chi proveniva da Bari, ha la tipica struttura dei manufatti di epoca rinascimentale.
L’immagine più antica che possediamo è quella disegnata da M. Azzaro nella seconda metà del ‘500 e conservata alla biblioteca Angelica di Roma. Poi c’è l’immagine dipinta dal Carlo Rosa in un quadro votivo commissionatogli dal clero nel 1656 dopo la peste. Questo è conservato presso il museo diocesano, che si discosta nelle forme da quella del disegno di M. Azzaro, segno di un suo rimaneggiamento, seguito a crollo o danneggiamento.
Sappiamo che la sua ricostruzione fu diretta nel 1621 dal maestro Giuseppe Dell’Aquila.
Nella struttura odierna la porta si presenta isolata dalla cortina muraria demolita, nella forma di un parallelepipedo di base rettangolare.
Al centro un varco di ingresso voltato a botte ribassata, segnato da arco a tutto sesto, inquadrato da un ordine di paraste tuscaniche trattate a bugnato liscio.
Il tutto sormontato da un’alta cornice.
Gli ornamenti che si vedono sul prospetto verso l’esterno della città, sono di epoca successiva alla costruzione. Tra questi lo stemma lapideo della città con i due leoni contrapposti rampanti sull’albero, sovrapposto al concio di chiave dell’arco. Nella parte alta sopra la cornice c’è uno stemma impalmato lateralmente e sovrastato da corona ducale.
Al posto dell’attuale scudo crociato sabaudo, vi era uno stemma della città realizzato tra il 1551 ed il 1601 in occasione della liberazione della città dal Feudatario, sotto detto scudo è incisa la data 1601. Lo stemma sabaudo fu messo a copertura di quello urbico dopo il 1860.
L’orologio nella parte alta della costruzione, e la sovrastante macchina campanaria con in sommità la statua della Vergine Maria, protettrice della città, sono invece del Novecento.
Un pannello pittorico denominato “predella” ad olio su tavola rappresentante i santi protettori, copre la fascia tra le due cornici. Questo nasconde tre feritoie verticali, probabilmente aventi funzione di passaggio di catene per un eventuale passerella levatoia. La parte verso la città è la più monumentale, col fornice a ghiera modanata inquadrato da paraste tuscaniche doppiate su alto zoccolo e sovrastante timpano spezzato e timpano di sfondo con orologio circolare.
Da una inedita mappa, datata 1854, tratta dalla collezione privata del Cav. Gaetano Brattoli, possiamo meglio comprendere il nome “Baresana”, in quanto porta di accesso alla città per chi accedeva alla città venendo dalla via vecchia per Bari.
Tale strada risulta molto più antica rispetto alla “Nuova strada per Santo Spirito”. Quindi è probabile che la porta è stata chiamata sin dal principio “Porta Baresana”.
Alcuni storici locali riportano “Porta della Marina” , in quanto già nella metà dell’Ottocento.
La via per la “marina di Santo Spirito” è riportata come “nuova”, infatti vi era una più antica strada che portava al mare ma che non partiva da detta porta.
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