Sud di confine e Puglia di confine. Pensiamoci al plurale, plurali: le Puglie il nome più esatto per la nostra regione. Una regione che è storica, culturale e linguistica. Anche qui, sulle lingue, necessariamente al plurale. E sì, perché la storia dei nostri territori, così volti allo sguardo verso i mondi oltre le proprie coste, sono stati, come si sa, in tantissime occasioni (leggi: sempre), mete di arrivi, sbarchi, scorribande, conquiste. Ma anche di dialoghi, confronti, scambi con le altre sponde adriatiche o con le tante realtà del grande bacino del Mediterraneo.
Le culture antropologiche dicono la ricchezza del Sud e della Puglia. Ed eccoci allora a Faeto, tra i paesi più elevati della Daunia (superato di poco da Monteleone di Puglia), gioiello incastonato al confine tra Puglia e Campania. Il borgo sorge maestoso sulle pendici del Monte Chilone, avvolto in un abbraccio verde di faggi, un luogo unico e affascinante. Questo piccolo borgo, insieme al vicino Celle di San Vito, è l’unica isola francoprovenzale della regione: ecco le questioni storiche della lingua ed ecco perché ‘siamo’ qui. Una terra, questa, con radici che affondano al tempo medievale, all’arrivo degli Angioini francesi. Altre ipotesi propendono per la presenza in Puglia dei Valdesi, sfuggiti alle persecuzioni, pure di lingua francese (certo con tutte le modifiche e differenze tra i territori). Passeggiando per le stradine di Faeto, si ha l’impressione di viaggiare nel tempo: un incontro tra culture che ha lasciato un segno profondo e duraturo, tanto che ancora oggi a Faeto, seppur in dimensione minoritaria, si parla una variante del francoprovenzale, un idioma che risuona nelle piazze e nelle case, testimonianza viva di un passato pieno d’interesse. È un patrimonio messo sempre più in difficoltà perché sempre meno parlato ma, negli ultimi decenni, almeno studiato e tutelato.
Faeto, poi, non è solo storia e cultura. Il borgo è immerso in una natura che sembra uscita da un dipinto. I suoi ettari di bosco, popolati da faggi, querce, cerri ed altre latifoglie, offrono un rifugio di pace e serenità. Qui, il frastuono della modernità cede il passo al silenzio rigenerante della natura. E allora un viaggio a Faeto è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. L’aria è pura e frizzante, profumata di resina e di terra umida. Passeggiando lungo i sentieri, si possono incontrare splendidi mulini a vento, antiche sentinelle di un tempo in cui l’uomo viveva in stretta simbiosi con la natura. Il paesaggio è vario e sorprendente, con scorci che si aprono all’improvviso, regalando viste mozzafiato sul territorio circostante. C’è anche da dire che la comunità di Faeto accoglie i visitatori con calore e genuinità, evidentemente fiera di condividere storie e tradizioni.
Invitante di suo anche la chiesa madre, risalente al sec. XVI, intitolata al Santissimo Salvatore. Nacque utilizzando i resti dell’antico castello del paese, poi molto rimaneggiata, anche a seguito di lavori post terremoti.
Non pensiamo a Faeto, in sintesi, come ad una destinazione vacuamente turistica: è molto di più, è un viaggio nel cuore, è un’esperienza autentica.
Anche Celle di San Vito, insieme alla gemella Faeto, brilla come una delle perle più preziose incastonate nel Subappennino Dauno. È il comune più piccolo della Puglia per popolazione, rinomato per la sua unicità linguistica e culturale. Stessa storia, stessa lingua. Anche qui, come a Faeto, risuona il melodioso francoprovenzale. E anche qui ricchezza della flora e della fauna e presenza di una cultura contadina ancora viva e vibrante.
Infine, una curiosità particolare per noi bitontini.
Un personaggio di spicco legato a Celle di San Vito è Michele de Capua (1913-1974), politico della nostra città, parlamentare, che ha ricoperto ruoli importanti a livello locale e, appunto, nazionale. De Capua è stato sindaco di Celle di San Vito, a metà degli anni Sessanta. Ha molto lottato per la valorizzazione e la promozione dei borghi del Subappennino Dauno. Grazie anche al suo impegno, alcune delle tradizioni e delle peculiarità di questo piccolo centro sono state preservate e fatte, pian piano, conoscere ad un pubblico più ampio.
Non che da queste parti non manchino difficoltà, di ogni tipo. Figurarsi.
E però, di sicuro, questi borghi rappresentano un patrimonio inestimabile di storia, cultura e bellezze naturali. Ogni visita, così, è un viaggio alla scoperta di un pezzo di Sud e Italia autentica, dove il passato ed il presente si intrecciano.
Il viaggio, sì. Il viaggio come esperienza.