Ci sono luoghi che non si raggiungono per caso. Papasidero, in Calabria, provincia di Cosenza, è uno di questi. Bisogna volerlo, lasciarsi alle spalle la costa tirrenica e addentrarsi nelle pieghe del Pollino, seguendo il corso del Lao.
La strada si restringe, la natura prende il sopravvento, e l’idea stessa di viaggio muta: qui non si transita, si arriva. Il fiume Lao ci detta il cammino, insinuandosi tra gole scoscese, frantumandosi in rapide, scivolando sotto il vecchio ponte medievale. Il rafting sul Lao non è semplice avventura: è un’immersione totale in un paesaggio che avvolge e sorprende. L’acqua gelida risveglia i sensi, le pareti rocciose si stringono addosso e poi, all’improvviso, si aprono in squarci di cielo e cascate inattese.
Il Pollino è una terra che si svela poco a poco, tra boschi fittissimi, altipiani sospesi e sentieri che portano a luoghi, come le contrade di Papasidero, sparse in un territorio vastissimo, tra piccoli orti, chiese isolate e case che sembrano resistere alla modernità.
Papasidero si rivela discreto, quasi nascosto tra i crinali. I suoi vicoli si stringono tra edifici antichi, qualche balcone fiorito e l’immancabile silenzio.
Poi c’è la Grotta del Romito. Tra le sue pareti, l’uomo preistorico ha lasciato segni che ancora interrogano. Un bovide inciso con un’attenzione sorprendente ai dettagli anatomici domina la scena: arte, rito, necessità? La grotta è ormai considerata un’icona dell’arte rupestre, segno di una presenza umana che qui ha trovato rifugio e significato.
Il viaggio tra Papasidero e il Pollino è, allora, un viaggio nella profondità, non solo geografica, ma anche emotiva. Qui l’esperienza si fa completa: l’acqua che scorre, la pietra che racconta e, quando si riparte, qualcosa resta. Come sempre: tuttavia, in luoghi così, di più.
(rubrica sponsorizzata da B&B Porta Baresana)