Dal movimento politico cittadino Liberi riceviamo e pubblichiamo.
“Caro direttore, oggi le scriviamo non senza nascondere una condizione di tristezza per quanto sta accadendo nel panorama politico Bitontino.
L’avevamo più volte evidenziato, la stagione dei congressi cittadini ha certificato l’assenza di una politica fondata sul confronto e/o interlocuzione delle problematiche locali ad avere una visione di citta’.
Siamo passati dalle irrilevanti e infruttuose ammucchiate politiche Abbaticchiane ai tesseramenti di centinaia di iscritti, dei due partiti nazionali, che, si scontrano solo e soltanto al proprio interno onde affermare una leadership che si consumerà nel Partito Democratico per un tentativo di ricambio gestionale(a sostituire un qualche assessore), a confermare, invece, in Fratelli D’Italia, una situazione di stallo politico, utile a determinare, nel prossimo periodo, quelle marginali candidature mai vincenti.
Una tristezza che si amplifica quando si tende ad avvicinare questo periodo a quello che seguì il fuggi fuggi del ‘92, le cui similitudini non possono essere sottaciute per la espressione comune di una politica pressoché unilaterale o mai contrastata.
Fu quello un periodo in cui, coloro i quali avrebbero dovuto dar forza ad un progetto locale nuovo per indicazione dei nascenti partiti nazionali(1994), furono lusingati dall’ammucchiata Kutz, consegnando di fatto la città a quelle forze da sempre antagoniste all’allora glorioso Partito Socialista, partito che aveva caratterizzato con successo il periodo antecedente il 1992.
Una fine ingloriosa, non foss’altro per la indispensabilità politica di quella terza via (forza) di cui oggi per analogismo si sente il bisogno fisiologico.
Una indispensabilità non a rifarsi a formule politiche tradizionali (veri e propri imbrogli) attraverso la ricerca di una centralità con contaminazione (es.centro sinistra o centro destra) o anche a richiamare aspetti nostalgici e sigle che appartengono ai protagonisti dell’epoca, ma ad un sereno guardarsi intorno e prendere atto della impossibilità di dialogo con i due partiti in questione, tale che possa costruirsi quella terza via ed una visione che veda protagonisti la stragrande maggioranza dei cittadini che mai come in questo momento (periodo) sentono distante la propria città.