È di ieri la notizia delle
dimissioni del sindaco di Molfetta Paola
Natalicchio. Il primo cittadino molfettese, nella tarda serata di ieri, ha
annunciato la sua decisione, al momento non irrevocabile, forse in contrasto
con il Partito Democratico.
Ed è con «grande amarezza» che ha appreso la
news il suo collega bitontino Michele Abbaticchio, con cui più volte la
Natalicchio ha avuto modo di confrontarsi.
«Nelle tue dichiarazioni – scrive Abbaticchio sul proprio profilo
Facebook – al di là delle responsabilità
politiche dei tuoi alleati che la Città di Molfetta giudicherà liberamente,
sono stato colpito da questo concetto: preoccupazione per la tua Comunità. Una
Comunità che, come tante altre, vede nel Sindaco il risolutore di tutti i
problemi che quest’epoca ci ha consegnato».
E, ricordando la sua idea di
sindaco di una città, aggiunge: «La
Comunità alla quale pensi non è, però, rappresentata da chi dice “trova il
lavoro, trova una casa, rifai tutte le strade sforando il Patto di Stabilità (a
proposito, cos’è questa norma che impedisce a chi ha pagato sempre le sue tasse
di avere la perfezione sui suoi marciapiedi?), rispetta la legge ma fai un
piacere agli amici che ti hanno votato, etc”. La Comunità è lo stesso
Territorio che chiede di essere attrattivo, solidale, equo. È uno spirito
leggero che, secondo me, il Sindaco deve interpretare e deve ispirare,
amministrandolo cercando di cogliere tutte le (poche) possibilità presenti in
un quadro ai limiti del collasso».
«Cara Paola, essere Sindaco è un onore che consegna la responsabilità di
continuare quello che stai facendo a TUTTI quelli che hanno deciso di
scommettere su di te. Oltre il Palazzo, oltre le cariche pubbliche, oltre i tavoli
delle trattative politiche» continua, rivolgendosi direttamente alla
Natalicchio.
«So che hai saputo guardare
al di là di tutto questo: se hai comunque compreso di non poter continuare per
il Bene di Molfetta, fermati pure. Se hai bisogno di tempo per farlo, invece,
sfruttalo fino all’ultimo secondo. Te lo sei meritato sul campo. Un abbraccio
fraterno», conclude.