Disoccupazione. La principale emergenza di questi
tempi. Un male che, come una gigantesca piovra,
dirama i propri tentacoli in ogni settore del tessuto economico e stritola le
proprie vittime, distruggendo le loro vite.
Per la Provincia di Bari, il 2012
non è stato affatto un anno facile sul piano dell’occupazione. Il numero delle
persone in cerca di lavoro è salito da 56888 a 78589. Dal 12,1% il tasso di
disoccupazione è salito al 15,9%. Cifre terribili per un problema che interessa
entrambi i generi. Il divario aumenta ancor di più se analizziamo il tasso
nella popolazione femminile.
Bari, tra le province pugliesi, è la più vessata.
Della questione si è discusso nell’incontro organizzato ieri sera dalla Cgil
per presentare il Piano del Lavoro redatto all’ultima conferenza di Programma.
Un piano redatto a 64 anni di distanza dal primo, che portava la firma di
Giuseppe Di Vittorio. “Ci sono infatti
analogie nelle condizioni di partenza – riporta il documento – L’Italia usciva da una guerra devastante.
Oggi, dopo un altrettanto devastante crisi economica, c’è ancora bisogno di
ricostruzione e innovazione”.
Il piano si propone di “creare nuovi
posti di lavoro mettendo al centro il territorio, riqualificando industria e
servizi, riformando pubblica amministrazione e welfare, con l’ambizione di dare
senso all’intervento pubblico come motore dell’economia. Il tutto sostenuto dalla difesa dei settori
più tradizionali come l’agricoltura, l’industria e il terziario e da una
radicale riforma fiscale”.
All’incontro hanno preso parte i vertici
provinciali del sindacato della CIA e di Confindustria, oltre a numerosi
sindaci dei paesi della Provincia di Bari.
“Non vogliamo uno sterile elenco dei
danni della crisi, ma vogliamo iniziare a parlare di soluzioni, perché il primo
nemico da sconfiggere è la sfiducia – ha introdotto il moderatore Francesco
Fallacara, coordinatore della Camera del Lavoro CGIL di Bitonto – Come dimostra la Costituzione, il lavoro fu
la prima soluzione individuata dai padri costituenti per affrontare le divisioni
esistenti. Ed è da qui che bisogna ripartire, perché senza lavoro non c’è
democrazia”.
A illustrare i numeri del fenomeno il sociologo Leo Palmisano che ha
individuato, tra i problemi all’origine la frammentazione del tessuto economico e l’incapacità di fare
sistema.
“Una grande opportunità per Bitonto
potrebbe derivare dallo sviluppo del sistema dei trasporti, data la vicinanza
all’autostrada e a un aeroporto internazionale” secondo il sindaco Michele
Abbaticchio, che ha evidenziato lì importanza di investire nel turismo e
nell’auto-imprenditorialità e di creare una rete tra attori economici,
sindacati e istituzioni, per “lenire i
deleteri effetti delle politiche industriali degli ultimi anni, che stanno
allontanando le industrie dal territorio, come dimostra il caso Bridgestone”.
Sulla creazione di una rete hanno fatto eco Gennaro Sicolo, presidente del
Consorzio Nazionale Olivicoltori, il presidente di Confindustria Bari-Bat
Michele Vinci e tutti i sindaci intervenuti, tra cui il terlizzese Nicola
Gemmato e il barese Michele Emiliano. Quest’ultimo, puntando il dito contro i
vincoli del Patto di Stabilità e contro un’economia basata sul debito “che
blocca l’economia”, ha sostenuto l’indispensabilità di piani strategici “per evitare che aumenti il numero di persone
che, a causa della crisi decidono di suicidarsi”.
Critico verso le politiche del lavoro di questi anni è stato Antonio Pepe,
segretario generale della FIOM Bari: “Ci hanno raccontato che, con l’abolizione
dell’articolo 18, avremmo attratto investimenti. Ora invece scopriamo che gli
investimenti stanno andando via. E’ necessario che Comuni e Regioni agiscano in
concerto, specialmente in questo periodo in cui la Comunità Europea si accinge
a varare il documento di programmazione 2014-2020”.
Intervenuto, a conclusione dell’evento, anche il segretario provinciale della
CGIL Bari Pino Gesmundo che, parlando di evasione fiscale, ha evidenziato sia
gli effetti negativi che colpiscono l’economia, sia le cause, perché “spesso la tendenza ad evadere nasconde un
disagio”. “Ecco perché anche questo
argomento va trattato con un’ottica a 360 gradi” ha concluso Gesmundo.