Questa volta abbiamo davvero tremato, perché pensavamo che, per le elezioni politiche del 4 marzo, noi bitontini avremmo dovuto “accontentarci”, e non con grande gioia, di dare le nostre preferenze a candidati che con la città dell’olio non c’entrano proprio nulla.
Per fortuna, però, nelle battute finali, qualcuno ha avuto pietà di noi, perché sarà Francesca Anna Ruggiero l’unica nostra concittadina a tentare di entrare in Parlamento. È stata inserita dal Movimento 5 stelle nel Collegio uninominale della Camera che ci riguarda.
La giovane attivista pentastellata, però, adesso avrà un bel lavoro da fare.
Per nulla semplice.
Accappararsi i voti dei simpatizzanti del Movimento, anche di chi non ha per nulla apprezzato e digerito le modalità di scelta alle Parlamentarie – esclusione, per esempio, di Francesco Cariello e Giuseppe Cannito – e andare a pescare anche tra gli elettori di destra e sinistra, senza propri rappresentanti cittadini.
E qualche voto oltre la città dell’olio e del sollievo, naturalmente.
E non è neanche detto che sia sufficiente.
Lo (psico)dramma del centrosinistra. La presenza di Ruggiero, però, non fa passare in secondo piano il psicodramma – l’ennesimo – che ha colpito il centrosinistra nelle ultime ore.
Il Partito democratico in primis, ma tutta la sua area di riferimento, infatti, non è riuscito a piazzare nessun bitontino in lista, né al Collegio plurinominale né a quello uninominale.
“Bitonto non può continuare a essere inascoltata”. Sono le parole conclusive con le quali l’ex segretario cittadino dem, Michele Naglieri, ha gettato la spugna dopo soli tre mesi dall’insediamento in corso Vittorio Emanuele.
Ed è proprio da queste affermazioni che deve partire una profonda analisi.
Certo, per qualcuno non potrebbe essere una novità, perché i più attenti ricorderanno che è tempo, tanto tempo, che Bitonto “non viene ascoltata”, non soltanto nelle sedi romane, ma anche in quelle regionali, e spogliata e saccheggiata di tutto. Diocesi. Ospedale, Tribunale. Maria Cristina di Savoia.
Il problema, però, è che per essere ascoltati, bisogna immedesimarsi bene nel gioco delle parti. Perché c’è chi (magari anche volutamente, e questo è ancora peggio) non ci vuole sentire, e chi non riesce a farsi sentire.
La prima cosa da chiedersi – ma davvero seriamente, questa volta – è una sola: siamo sicuri che la classe dirigente bitontina – sinistra in primis, ma dall’altra parte del tavolo non possono vantarsi e ridere – sia davvero in grado di farsi ascoltare? E se davvero fosse così – permetteteci il beneficio del dubbio -, perché allora chi di dovere si comporta come non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire?
In attesa che qualcuno si interroghi e, quindi, risponda, c’è altro da analizzare.
Il tentativo del Partito democratico (tanto di cappello a Michele Naglieri) di trovare un candidato bitontino per le imminenti elezioni è stato lodevole e da togliersi il cappello.
Il guaio è che alcune ferite, soprattutto se datate, non si rimarginano in pochi giorni. La sinistra bitontina si porta dietro lacerazioni e voragini di ben dieci anni, con tanto di promemoria per gli smemorati: divisione alle elezioni comunali del 2008; stessa musica a quelle del 2012; non c’è stata una linea comune per i rappresentanti alla Città metropolitana nel 2014; non un unico candidato alle Regionali 2015; due candidati sindaco alle ultime consultazioni cittadine, giugno 2017.
La montagna, allora, era impossibile da scalare fin dal principio, e qualcuno, magari agendo in buona fede, lo aveva dimenticato. Ma è altrettanto vero, però, diceva il fondatore della scienza politica Niccolò Machiavelli più di qualche secolo fa, che dove c’è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà.
Ed è ovvio che, a mente fredda e riavvolgendo il nastro, è il primo ingrediente che è mancato in questa ennesima sconfitta della politica cittadina.
Sì, perché quello che è successo è un altro ko per la nostra classe dirigente, e un altro segnale inequivocabile che a Bitonto manca, da tanti, troppi anni, un certo modo di fare politica. O, se preferite, proprio la politica.
D’altronde, se non si riesce a trovare la quadra in queste importanti occasioni, quando la si avrà?
Forse, e ripetiamo forse, siamo arrivati all’anno zero della politica bitontina. Naglieri ha fatto un passo indietro, ma qualcuno dovrebbe fargli compagnia perché le responsabilità sono di tutti.
Per ripartire, e questa volta per davvero.