27 maggio 1956. Un anno particolare. Negli ambienti democristiani si inizia a parlare di apertura a sinistra. E anche nel mondo socialcomunista è un anno particolare, che segna una frattura nella storia del movimento operaio internazionale, per il XX Congresso del Pcus e il “Rapporto segreto” di Nikita Chruš?ëv, lo scioglimento del Cominform e il rilancio delle vie nazionali al socialismo, e, infine, per la rivolta ungherese e l’intervento sovietico.
È anche l’anno della grande nevicata. Durante i mesi invernali, le precipitazioni nevose piegano la debole economia rurale e lasciano isolate per giorni e giorni intere famiglie che, con la riforma agraria di quegli anni, hanno ricevuto appezzamenti di terra nell’aro murgiano. Le segreterie della Cisl e della Dc contattano il ministro Moro, «il quale, resosi conto della situazione di Bitonto, ha assicurato il suo personale interessamento, promettendo pure quello del presidente del Consiglio (Antonio Segni, ndr)».
Tanti i danni ai contadini e ai braccianti agricoli. Ai disoccupati a causa delle condizioni del meteo sono distribuiti viveri ed è promessa la proroga delle accettazioni per le domande di disoccupazione agricola. Il contatto con Moro è facilitato anche dalla presenza in parlamento dell’onorevole Michele De Capua e del senatore Nicola Angelini.
Un risultato che rivendicheranno con orgoglio anche in opposizione al governo cittadino, amministrato dal socialista Angelo Custode Masciale, che nel ’53 aveva sostituito il comunista Arcangelo Pastoressa. All’amministrazione si rimprovera di non porre «il necessario impegno per risolvere gli assillanti problemi che incombono», vale a dire, lo stato delle strade rurali gestite dal comune, e precisamente, via Megra, via Catino, via dell’Annunziata, via Balice.
Secondo i democristiani «tale intervento assicurerebbe l’assorbimento di un non trascurabile numero di operai e manovali attualmente disoccupati».
Il ’56 è anche l’anno dell’approvazione del Piano Regolatore Generale e dell’inizio del piano di rimboschimento della parte di murgia compresa nel territorio bitontino, quello che diventerà il Bosco di Bitonto.
In questo contesto, i bitontini ritornano a votare per rinnovare il consiglio comunale, mentre, nel frattempo si cambia la legge elettorale che abolisce la facoltà di apparentamento tra le liste, sopprime il premio di maggioranza per le liste che hanno la maggioranza relativa e adotta un sistema proporzionale per i comuni con più di 10mila abitanti. Modifiche che, secondo il legislatore dell’epoca, servono per assicurare elezioni più giuste, assegnando ai vari partiti un numero di seggi corrispondente ai voti raccolti e a rappresentare meglio la reale situazione politica delle popolazioni «dissipando certe illusioni fondate su vittorie più apparenti che reali, ossia ottenute più per effetto della legge che per una reale conquista della fiducia degli elettori».
Modifiche a cui la Dc tenta di opporsi, finendo per approvarle solo dopo la constatazione che sarebbero passate anche contro la sua volontà. A volere l’abolizione degli apparentamenti, l’abolizione del premio di maggioranza e il proporzionale sono i socialcomunisti e i partiti di centro (Psdi, Pri e Pli). I primi nell’abolizione degli apparentamenti e nel proporzionale vedono un modo per indebolire il centro democratico, mentre per i secondi sono un mezzo per sfuggire a quella morsa che li costringe ad apparentarsi con un partito interclassista come la Dc, le cui posizioni divergenti, quando non opposte, provocano malumori nei propri militanti.
Ma nel ’56 i bitontini, insieme ai cittadini degli altri comuni del barese, votano, per la seconda volta, anche per il consiglio provinciale. Per il collegio di Bitonto sono candidati due futuri sindaci: Domenico Larovere (Psdi) e Domenico Saracino (Dc). In provincia di Bari votano, con la stessa legge elettorale in vigore per i comuni, circa il 90% degli elettori iscritti. A Bitonto, tra i voti per il consiglio provinciale, la maggioranza va a Pci e Psi, per un totale di 7763. 7719 voti vanno alla Dc, 1503 a Msi e Pnm, 964 al Psdi, 99 al Pli. Ma, nel complesso, a vincere è la Dc, che sceglierà, come presidente della Provincia di Bari, Vitantonio Lozupone, già sindaco di Giovinazzo dal ’46 al ’54 e fondatore del partito in Terra di Bari. Sarà anche sindaco del capoluogo dal ’62 al ’64. Nel collegio di Bitonto ad essere eletto è il democristiano Domenico Saracino.
Il successo della sinistra bitontina, invece, porta alla riconferma a sindaco di Angelo Custode Masciale, con una giunta di soli socialisti. Interromperà il mandato due anni dopo, per presentarsi come candidato al Senato, lasciando il posto (la sostituzione del sindaco non coincide con la sostituzione del consiglio comunale) al suo compagno di partito Vito De Santis, finchè l’autoscioglimento del consiglio comunale determinerà la fine del primo decennio socialista.