Nel 1998 finì l’era Kühtz. Un’amministrazione travagliata che, in quattro anni, vide alternarsi ben cinque giunte, per un totale di 22 assessori. Ben sei furono gli sfidanti per la carica di sindaco, in vista delle nuove elezioni fissate per il 29 novembre, con ballottaggio stabilito per il 13 dicembre, ma che, tuttavia, non si tenne mai per la vittoria al primo turno di Nicola Pice, docente al Liceo Classico, presidente del Centro Ricerche e leader di una coalizione di centrosinistra composta da Partito Popolare Italiano, Comunisti Italiani, Vivere la Città per l’Ulivo, Socialisti Democratici Italiani, Rinnovamento Italiano Lista Dini e Democratici di Sinistra. Fu quest’ultima la lista più votata, ottenendo il 22,82% dei suffragi. Un dato ampiamente superiore alle liste compagne di squadra. Vivere la Città si fermò al 13,78% e, a seguire, Sdi (8,99%), Ppi (4,40%), Lista Dini (4.23%), Comunisti Italiani (2,24%).
Il professore vinse con un programma basato su miglioramento dei servizi erogati, nel rispetto delle diverse esigenze; promozione della cultura e iniziative per migliorare la qualità della vita; realizzazione di supporto allo sviluppo economico, di concerto con l’iniziativa privata; progettazione e realizzazione di infrastrutture ed opere pubbliche per rispondere ai bisogni della collettività.
Alla sinistra di Pice, Nicola Antuofermo, candidato per il Partito della Rifondazione Comunista che, con il solo 2,11% non gli permise di entrare nell’aula consiliare di Palazzo Gentile.
«Evitiamo nella nostra città, per una volta, di seguire passivamente la corrente o, peggio ancora, di rimanere ancorati al passato, Per una volta sola, cerchiamo di essere nel nostro piccolo alla guida del nuovo» fu l’invito del comunista nel suo programma incentrato su ambiente, agricoltura, giovani, servizi sociali, ordine pubblico.
Al centro, ancora, Michele Labianca, docente e già sindaco dall’85 all’87, sostenuto da Cristiani Democratici per le Libertà Coordinamento Politico Agricolo (6.98%), Unione Democratica per la Repubblica (2,88%). Nel suo programma: Valorizzazione del centro storico, rilancio di zona artigianale, 167 e zona industriale, nuova strategia politica per sostenere l’agricoltura, gestione del territorio e tutela dell’ambiente, efficienza nei trasporti e nella sanità, redazione del nuovo Piano Regolatore Generale, politiche per il sociale.
Vincenzo Delvino fu il candidato della lista civica Movimento Politico per Bitonto, che si fermò al 2,20%, insufficiente per entrare in consiglio.
Non fu accolto il suo appello a mandare a casa i vecchi amministratori «arroganti e incapaci di far decollare la città di Bitonto» e colpevoli, a suo dire di un fallimento di dominio pubblico. Nel suo programma, il fallimento di dirigenti e direttori di divisione, per risolvere il problema dell’immobilismo dell’Ufficio Pubblico, causa, a sua volta, di mancata manutenzione stradale e degli edifici scolastici; la revisione del Prg a 360, senza discriminazioni politiche; incentivi a chi investe nel centro storico, recupero di immobili occupati abusivamente; occupazione giovanile, favorendo cooperative per il recupero del patrimonio artistico e culturale; metanizzazione del borgo antico; approvazione della pianta organica del comune; abolizione dei grattini e costruzione immediata di parcheggi interrati, abolizione del PIP della zona artigianale, con restituzione dei terreni ai legittimi proprietari; istituzione di un poliambulatorio nelle frazioni; creazione di aree verdi e parchi.
Nel centrodestra, Mario Carbone era portato da Alleanza Nazionale (12,01%), Cristiani Democratici (7,94%) e Forza Italia (7,43%). Obiettivo del programma era di sviluppare «una concezione nuova dell’organizzazione amministrativa e politica della città di Bitonto, una organizzazione che permetta una gestione dell’ente efficace ed efficiente, mirata a raggiungere obiettivi graduali nel tempo». Obiettivi come recupero e sviluppo della zona artigianale; sviluppo dell’edilizia abitativa e creazione di polmoni verdi; sistemazione delle strade; creazione di posteggi; recupero del centro storico, favorendo lo sviluppo di lavori artigianali tradizionali, di attività commerciali e del turismo; sistemazione degli accessi alla città; costruzione di infrastrutture sportive; opere di recupero dei territori di Palombaio e Mariotto; opere per le attività agricole; opere per il recupero della città dall’inquinamento; potenziamento della raccolta differenziata; recupero ambientale di aree compromesse da discariche abusive; cura e miglioramento del verde urbano.
Infine, Felice Trotta, storico esponente della destra bitontina, tentò invano di conquistare Palazzo Gentile con la civica Movimento Bitonto Libera (2,01%). Nel suo programma: riorganizzazione della struttura comunale; maggiore tutela dell’ordine pubblico, con particolare attenzione alla vigilanza campestre; metanizzazione del centro antico; incentivo al dibattito per la risoluzione degli attraversamenti ferroviari; lotta al randagismo; incentivazione alla rivitalizzazione dei settori produttivi locali individuati nell’agricoltura, nell’edilizia e nell’artigianato; bonifica delle discariche; riqualificazione del patrimonio edilizio comunali, anche tramite dismissioni e tanto altro.
Quanto ai candidati sindaci, in totale, ben 17392 furono i voti a favore di Pice. Il 53,81% dei votanti, percentuale che permetteva di superare abbondantemente la soglia del 50% più uno al di sotto della quale il secondo turno si rende necessario. 18 furono i seggi assegnati alla maggioranza, mentre 12 all’opposizione, di cui due andarono ai candidati sindaci che, almeno, riuscirono ad entrare in consiglio comunale: Mario Carbone e Michele Labianca.