Metaverso. Una parola che, da un po’ di mesi a questa parte, sentiamo ripetere spesso. Si tratta, secondo la definizione data dalla Treccani, di «un mondo virtuale in 3D popolato di repliche umane digitali – con il quale si definisce una zona di convergenza di spazi virtuali interattivi, localizzata nel cyberspazio e accessibile dagli utenti attraverso un avatar con funzione di rappresentante dell’identità individuale».
Diverse grandi aziende sono pronte a creare il proprio metaverso, tra cui Facebook e Apple. Il concetto, però, non è affatto nuovo, in realtà. Sempre la Treccani fa sapere che il termine fu usato per la prima volta nel 1992 da Neal Stephenson nel romanzo cyberpunk “Snow crash”. E nacque dalla combinazione di due parole: “metafisica” e “universo”.
Lo sviluppo del metaverso è ovviamente legato all’avanzamento della tecnologia e, in particolare, di quella legata alla realtà virtuale. E rappresenta un nuovo tipo di comunicazione con cui inevitabilmente, nei prossimi anni, dovremo avere a che fare. Si parla sempre più dei suoi utilizzi nei campi della formazione, della didattica, del marketing, nella divulgazione culturale, nel giornalismo, nella creazione di contenuti artistici e in molte attività professionali. Mentre nell’intrattenimento e nel gaming è già una realtà fortemente avviata da anni, ormai.
Non stupisce, dunque, che anche la politica, che di comunicazione ha fortemente bisogno, inizi ad interessarsi a questa nuova realtà. È ovviamente ancora molto presto per averli a livello locale. Ma in futuro certamente anche nei livelli più periferici della politica il virtuale sicuramente sbarcherà.
È notizia dell’agosto scorso che una startup milanese, la Metaword, sia impegnata nello sviluppo di una cittadella in 3D per ospitare anche dibattiti e appuntamenti politici, in spazi virtuali immersivi e accessibili a tutti.
Del resto, primi approcci con il virtuale già ci sono stati. Sia a livello internazionale, che a livello nazionale.
Fece notizia, nel 2008, ad esempio, l’operazione pubblicitaria di Barack Obama che, dopo aver rivoluzionato la comunicazione politica con il suo uso dei social network (argomento di cui parleremo nel prossimo appuntamento di questa rubrica), decise di sbarcare anche nel mondo dei videogame nel tentativo di conquistare i giovani statunitensi tra i 18 e i 34 anni. E così, in accordo con l’Electronic Arts, celeberrima software house autrice di videogiochi prevalentemente sportivi, (tra cui il più famoso Fifa, gioco di calcio noto anche a chi non è esperto del settore videoludico) fece inserire spot a suo sostegno in diversi titoli.
Ma questo esperimento non fu certo il primo sbarco della politica nel mondo virtuale. Già c’erano stati altri tentativi, più o meno riusciti. Degno di nota, ad esempio, è quello di Antonio Di Pietro che, nel 2007, sbarco sulla piattaforma Second Life per organizzare conferenze, dibattiti e comizi.
Mondo virtuale creato nel 2003 dalla società statunitense Linden Lab, Second Life fu molto popolare in quegli anni e può essere considerato un prototipo del metaverso odierno. Diversi artisti, su Second Life, realizzarono video musicali. In Italia ci pensò Irene Grandi, con la canzone “Bruci la città”, mentre Paola e Chiara dedicarono ad esso un brano dal titolo, appunto, Second Life, il cui video era realizzato in computer grafica, simulando la grafica della piattaforma.
Fu proprio l’estrema popolarità di Second Life a generare, in Gianroberto Casaleggio l’idea di una nuova comunicazione politica e di un nuovo medium da sfruttare. Fu proprio Casaleggio, il guru della comunicazione che sarà dietro il futuro Movimento 5 Stelle, a scegliere Di Pietro per il primo comizio italiano tenuto in un ambiente virtuale.
L’allora ministro per le Infrastrutture, già pioniere della comunicazione istituzionale sulla piattaforma YouTube (nata da appena due anni), acquistò un’isola all’interno del mondo virtuale, la chiamò Neverland (come il nome originario dell’isola che non c’è di Peter Pan) e ci piantò la bandiera della sua Italia dei Valori.
«L’isola sarà presto attrezzata con uffici, sale conferenze e punti informativi sulle iniziative dell’Italia dei Valori. Sull’isola i visitatori in futuro saranno accolti da persone dell’Italia dei Valori attraverso la loro rappresentazione virtuale. L’isola sarà inoltre utilizzata per incontri sia interni che con i giornalisti» annunciò, spiegando quella scelta perché Second Life era già utilizzato come strumento per importanti attività internazionali e industriali. A partire dalla conferenza del World Economic Forum di Davos, che ebbe luogo anche nel metamondo e dalla decisione del governo svedese di aprire un consolato in Second Life per fornire informazioni e servizi.
La “seconda vita” di Di Pietro era, come abbiamo già accennato, il frutto della sua collaborazione con la Casaleggio Associati e con Beppe Grillo, che di lì a poco avrebbe iniziato la sua avventura politica. Una collaborazione che aveva alla base una comune retorica antipolitica e antipartitica, a favore della disintermediazione politica, della comunicazione e dell’informazione. Una collaborazione che, con lungimiranza, aveva dato vita ad un blog costantemente aggiornato e ad un canale Youtube. In un tempo in cui internet era ormai entrato nella vita quotidiana e nella comunicazione politica, ma i social network erano nella loro fase primordiale e non avevano ancora raggiunto il loro ruolo da protagonista nell’arena politica. Twitter era nato solo da un anno e anche Facebook era nato da qualche mese.
Che la mente di tutto ciò fosse Casaleggio è intuibile anche dai contenuti dei comizi virtuali di Di Pietro (ancora visibili su Youtube) e, in particolar modo, al richiamo alla democrazia diretta che sarà alla base di quel movimento 5 Stelle che sarebbe nato due anni dopo: «Alcuni pensano che Second Life sia un gioco virtuale, magari solo per adulti. In realtà Second Life è qualcosa di concreto, reale, e più reale di quella che ipocritamente sembra si viva dall’interno delle istituzioni, a cominciare dal Parlamento. Second Life è un luogo di relazioni dirette, di democrazia diretta: sono qui a dialogare con voi e voi a dialogare con me».
L’esperimento dell’accoppiata Di Pietro – Casaleggio fu certamente innovativa, nonostante ebbe una vita breve e difficile.
Difficile perché anche in quell’isola fatta di pixel il leader dell’Italia dei Valori ebbe problemi e contestazioni. Ad invadere l’isola del ministro, attivisti di Legambiente, che gli contestavano le sue politiche nel campo delle infrastrutture.
«Qui puoi costruire tutte le autostrade che vuoi» riportava lo striscione degli ambientalisti.
Ebbe vita breve per diversi fattori. In primis, la durata fugace del governo di centrosinistra che, nel 2008, cadde, ponendo fine all’esperienza ministeriale dell’ex magistrato. L’avvento dei social network fece perdere importanza a Second Life, che negli anni successivi perse molti utenti. E, di lì a breve, anche la liaison con Casaleggio e Grillo sarebbe finita, facendo venir meno la mente dietro quel nuovo stile comunicativo del politico molisano.
Anche Beppe Grillo, del resto, aveva già iniziato la sua discesa nell’arena politica come testimoniano anche le magliette indossate da alcuni attivisti che riportano il volto del comico ligure. Un chiaro spot del Vaffa-Day, annunciato a giugno 2007 e tenutosi l’8 settembre successivo.
Un fallimento, dunque, per i protagonisti di quella avventura virtuale. Ma, col senno di poi, una chiara e lungimirante anticipazione di un nuovo mondo che è tuttora in costruzione.