Torniamo brevemente negli anni ’90 per parlare, oggi, di quella che fu una vera e propria rivoluzione. Una rivoluzione tanto importante quanto rapida. Parliamo dell’avvento di Internet, che ha stravolto totalmente non solo il nostro modo di comunicare, ma qualsiasi ambito della nostra vita: il modo di informarci, la visione di film e opere audiovisive in generale, le transazioni economiche. Tutto, oggi, avviene tramite il web. Siamo perennemente connessi e qualsiasi cosa, senza la rete, diventa quasi impossibile. Un computer senza internet è totalmente inutile. Stessa cosa dicasi per un cellulare. Senza internet ci sentiamo isolati dal mondo, senza possibilità di comunicare con amici, parenti.
Internet, in realtà, mosse i suoi primi passi già negli Stati Uniti degli anni ’60, se pure solamente in ambito militare. Nacque dal progetto Arpanet, finanziato dalla Darpa, agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la dfesa, dipendente dal ministero della Difesa statunitense. A partire dagli anni ’70 si estese anche in Europa, arrivando in Norvegia, Regno Unito e Germania Ovest, sempre grazie a finanziamenti voluti dalla Difesa degli Usa. Nel 1991 al Cern di Ginevra, il ricercatore Tim Berners Lee realizzò il World Wide Web, ovvero l’internet che noi tutti conosciamo e creò il primo sito. Ma affinchè questo nuovo strumento uscisse dall’ambito strettamente scientifico e governativo e iniziasse a diffondersi su larga scala si dovette attendere il 1993 quando il Cern decise di rendere pubblica la tecnologia alla base del World Wide Web in modo che fosse liberamente implementabile da chiunque. Fu l’inizio della rivoluzione di internet che si diffuse in modo esponenziale e, in pochi anni, trasformo completamente la società, cambiando il modo di lavorare e di relazionarsi.
In Italia, i primi passi erano stati mossi già nel 1986 quando nella sede dell’ex Istituto Cnuce (Centro nazionale universitario di calcolo elettronico) del CNR fu attivato il primo collegamento della rete internet su territorio nazionale. Ma il primo sito web italiano nacque in Sardegna, nello stesso 1993. Fu quello del Crs4, il Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori (crs4.it).
Una rivoluzione che ha cambiato l’economia, il marketing e, ovviamente, non poteva non coinvolgere la politica che, da sempre, ha bisogno di comunicare, di far arrivare i propri contenuti a quante più persone possibili.
«A partire dalla seconda metà degli anni ’90, gli studiosi si sono accorti che negli Stati Uniti internet stava diventando uno dei luoghi privilegiati della competizione politica prima, durante e dopo le campagne elettorali» scrive Lorenzo Mosca in “La webpolitica”, riprendendo quanto già notato da Christian Vaccari in “La comunicazione politica negli Usa”: «Internet sembrava essere diventato improvvisamente lo strumento per riavvicinare cittadini disillusi e apatici alla politica e alla cosa pubblica, il mezzo per ripensare agli stili dell’agire burocratico e per governare la complessità, favorendo il passaggio dal government alla governance, con un nuovo modello di relazioni fra lo stato e la società civile».
«La diffusione capillare di internet e dei nuovi media permette di spostare la campagna dagli schermi televisivi alle realtà locali» scrive ancora Mosca, sottolineando come tutto ciò abbia anche consentito a candidati che partivano svantaggiati di recuperare posizioni sfruttando le potenzialità del nuovo strumento. Non solo, il web, non ancora regolamentato, ha permesso sin da subito di diffondere contenuti saltando gli ostacoli posti in essere per la tv e la carta stampata e di fare campagna elettorale anche nei giorni immediatamente precedenti al voto, quando il voto è più influenzabile. Ha accresciuto il fenomeno della perrsonalizzazione della politica, permettendo ai singoli esponenti politici di autopromuoversi senza necessariamente passare per il proprio partito di riferimento. Sono infatti proliferati siti e blog personali di candidati ed esponenti di partiti ed istituzioni. Oltre ai consulenti della comunicazione che sono diventati sempre più necessari in un mondo in continua mutazione che necessita di costante ricerca della migliore strategia (fenomeno che vedrà un’ulteriore crescita con l’avvento dei social network, qualche anno dopo).
Difficile stabilire quale sia stato il primo sito internet a Bitonto, dal momento che la gran parte dei siti sorti negli anni ’90 oggi non esiste più. Secondo quanto ci riferisce uno che ha cominciato a lavorare con il nuovo medium sin da subito, la prima azienda ad affacciarsi sul web fu la Ines Confezioni, con il sito, non più esistente, www.ines.it.
L’avvento della rete ha rivoluzionato l’informazione, con il moltiplicarsi di testate giornalistiche che sfruttavano la maggior facilità di accesso a questo nuovo strumento per farsi largo in un mondo prima in mano alla sola stampa cartacea. Non sempre, purtroppo, con contenuti seri ed affidabili, spesso con false notizie che, se pur esistenti ovviamente anche prima, hanno avuto maggior cassa di risonanza. La rivoluzione dell’informazione ha toccato i quotidiani nazionali, approdati sul web, e la stampa locale. Primo portale telematico di informazione fu, a Bitonto, bitonto.org. Seguirono bitonto.net, bitonto.myblog.it, bitontolive.it. Negli anni successivi, sul web, si sono affacciati anche i due principali periodici cittadini: il Da Bitonto, il cui quotidiano online nacque nel 2013, a 30 anni dalla fondazione della testata, e Primo Piano che è successivamente approdato in via esclusiva su internet.
Stessa difficolta nel cercare chi, per primo a Bitonto, ha “scoperto” internet, con la politica che, anche a livello cittadino, vide sorgere diversi siti creati da singoli esponenti politici o da gruppi, con l’obiettivo di comunicare attività e contenuti. Quello che, prima di internet, era fatto da piccoli giornali di partito realizzati dalle sezioni cittadine, iniziò ad essere fatto attraverso siti e blog. Come quello che la Sinistra Giovanile creò già tra 1999 e il 2001. Lo ricorda Pasquale Castellano, all’epoca giovanissimo militante del gruppo: «Postavamo tutte le nostre attività e le campagne a cui partecipavamo, come la raccolta fondi per il Kosovo o contenuti che ci stavano a cuore, come la campagna per i diritti in Birmania. Facemmo la battaglia per il recupero di Villa Sylos (la Contessa) e ne parlammo sul blog».
Anche il gruppo bitontino di Alleanza Nazionale realizzò un proprio portale. Oltre al sito personale dell’allora emergente Domenico Damascelli che, nel 2003, creò www.domenicodamascelli.net, negli anni sostituito dall’ancora attivo www.domenicodamascelli.it. Probabilmente anche altri si sono affacciati sul web proprio negli anni in cui questo strumento muoveva i primi passi tra il grande pubblico. E anche successivvamente. Tra il 2006 e il 2007 fu, ad esempio, attivo anche un blog dei giovani socialisti di Bitonto (http://fgsbitonto.it). Ma, come già accennato, è difficile rintracciarli tutti dal momento che la gran parte di quei siti non è più esistente. Oltre al fatto che, ormai, in quegli anni, internet era già ampiamente diffuso nella società e di certo l’apertura di nuovi siti non faceva più notizia.