Il Partito Socialista Italiano aderisce alla raccolta firme per indire un referendum sull’eutanasia legale. Una battaglia iniziata ben 37 anni fa, quando, nel 1984, a depositare la prima proposta di legge in tal senso fu il deputato socialista Loris Fortuna, lo stesso che era stato già primo firmatario delle leggi sul divorzio e sull’aborto.
«Il tema che stiamo discutendo non è l’eutanasia, ma la libertà, perché si può essere anche contrari, ma qui si parla di libertà di scelta, di educazione alla scelta» spiega il segretario cittadino del Psi Luca Matera, introducendo il dibattito che si è tenuto ieri nella sede del partito.
«È una sfida importante che il nostro partito sta portando avanti insieme al referendum sulla giustizia. Il nostro obiettivo è raggiungere 600mila firme entro settembre. Dobbiamo impegnarci per far sì che ognuno possa scegliere non come morire, ma come vivere» aggiunge Claudio Altini, segretario per la Città Metropolitana di Bari, supportato dal segretario regionale pugliese Claudio Cesaroni e dal coordinatore nazionale della segreteria del Psi Luigi Iorio.
Ne è convinto anche Marco Perduca, dell’associazione Luca Coscioni, secondo cui, con la legge sull’Eutanasia Legale si andrebbero a correggere delle anomalie e si tutelerebbero i diritti di quelle persone che vorrebbero vivere, ma che, oltre un certo limite di sofferenza, non ritengono più che la vita sia degna di essere chiamata tale: «In un contesto in cui esiste il testamento biologico e, quindi, è possibile mettere nero su bianco delle disposizioni anticipate riguardanti il trattamento nella parte finale della vita, non è possibile che chi aiuta il malato a dire basta corra il rischio di essere denunciato e arrestato».
A promuovere il referendum è intervenuto a Bitonto anche il segretario nazionale del Partito Socialista Enzo Maraio, convinto della necessità che la politica si interessi ai grandi temi come i diritti civili: «Non nascondiamo la testa sotto la sabbia facendo finta che il problema non esista. Ci sono fette di popolazione che vogliono vivere in un paese civile, moderno, che rispetta le sofferenze».
Per il segretario nazionale è anche necessario dare un segnale al Parlamento, colpevole di 37 anni di ritardo: «Dopo tanti anni dalla presentazione della proposta di legge, il Parlamento non è ancora riuscito a dare una normativa che è stata introdotta anche in altri paesi, come la Spagna governata dal socialista Pedro Sanchez. È giusto lasciare libertà di scelta laddove ci siano sofferenze psichiche e fisiche oltre i limiti dell’invivibilità. Sofferenze che siano irreversibili. Parliamo di casi limite. L’eutanasia legale serve a garantire a tutti di essere liberi fino alla fine».