Il consiglio comunale che si è svolto ieri mattina è
cominciato con le migliori intenzioni.
Un minuto di silenzio per ricordare tutte le donne che
sono state (e sono) vittime di violenza: i consiglieri hanno ribadito l’importanza della denuncia e
della vicinanza e la disponibilità delle istituzioni e delle associazioni.
Presenti in ventidue, si avviano i lavori, ma tutti i buoni presupposti naufragano inesorabilmente.
Trascorrono circa tre ore e trenta minuti senza
giungere a capo della questione annosa portata in consiglio: l’approvazione
dello statuto e del piano
industriale dell’Aro (Ambito di raccolta ottimale), organo
sovracomunale nel quale sono confluiti, dopo la messa in liquidazione degliAto, Ambiti di territorio ottimale, i comuni che si sono associati a mezzo di
una convenzione.
Statuto che ha subito, in fase di gestazione, un grande e difficile travaglio
tanto che l’opposizione si aspettava che “l’amministrazione
proponesse il rinvio del provvedimento”.
Ebbene, Bitonto partecipa assieme ai comuni di Corato, Molfetta, Ruvo di Puglia e Terlizzi all’Aro1: tutti i comuni dovranno
partecipare con una cifra – diversa a seconda della popolazione – per la
costituzione di una nuova società che gestirà lo smaltimento dei rifiuti.
Questo, a lungo termine, porterà ad una serie di
vantaggi per i contribuenti.
Molfetta, però, tempo fa aveva reso nota la volontà di
restare con la propria azienda municipalizzata avendo come unico elemento di
unità al nuovo ente la carta dei servizi.
«Il
Comune di Molfetta – spiega il sindaco Abbaticchio – nella prima riunione dell’Aro mise in
evidenza il problema di non poter fondere la compagine societaria. Intanto si è
deciso di costituire una nuova società piuttosto di affidarsi ad un appalto
pubblico».
E continua: «L’affidamento
del servizio, se si costituisce la società entro un mese, avremo un affidamento
diretto, la gestione unitaria e saremo primi rispetto agli altri Aro. Molfetta
ha avuto, intanto, due alternative: decidere se costituire un Aro unico, oppure
cercare una situazione di mediazione».
Pare che si siano succedute tante riunioni per
risolvere la situazione: dalla Regione il dirigente Giovanni Campobasso ha
rimandato al mittente le prime proposte molfettesi, giungendo ad una mediazione
solo a maggio. «La Regione ha chiesto di
approvare un’unica carta dei servizi – aggiunge il primo cittadino – , consentendo a Molfetta di entrare(previo versamento della quota di partecipazione, ndr) in un secondo momento».
Ma, con tutto il rispetto verso i vicini, interessa
sapere come Bitonto gestirà la cosa: «Se
chiudiamo la prossima settimana ci resta solo andare dal notaio e recarci
presso l’azienda che dovrà seguire il piano industriale», conclude
Abbaticchio.
L’opposizione ci vede opaco e i dubbi affiorano,
inesorabili.
Il Comune di Bitonto, infatti, dovrebbe entrare nella
società con una quota di 40 mila euro (oltre che affrontare una variazione di
bilancio di altri 30 mila euro per finanziare i fondi dell’ecotassa): «Sarebbe bastato dare soltanto 36 mila euro– afferma Paolo Intini (Pd) – e i quattromila in più usarli per esempio
per i Servizi sociali. Significa che c’è una maggiore entrata?».
È Nadia Palmieri a spiegare che c’è “sia una maggiore entrata che un flusso di
tasse positivo”.
Il consiglio, ieri, è stato chiamato anche per
deliberare in merito alla rimozione dei rifiuti in amianto in aree pubbliche e per la rimozione e smaltimento di manufatti in aree private (del. giunta regionale
2419/2013): «Perché si è abbandonato
questo punto e pensiamo alle quote da investire non sapendo ancora di cosa si
tratta? È prudente impegnare soldi su una società che ancora non esiste?»,
chiede Domenico Damascelli (Fi).
Che aggiunge: «La
natura non solo tecnica ma anche politica sulla quota da versare a mio parere
andrebbe affrontata in un altro momento. Nei verbali dell’assemblea, poi, c’è
scritto che il consiglio ha preso atto del testo ed è una bugia perché non è
mai stati discusso».
Perplessità anche da Franco Natilla che chiede il perché si è deciso di optare per la
costituzione di una nuova società e non concorrere con una gara d’appalto che “avrebbe consentito per lo meno di
trattenere i vecchi posti di lavoro”.
Insomma, come dicevamo, non si è giunti al termine
della discussione poiché i punti 2-3-4 all’ordine del giorno sono stati
ritirati (almeno qualcosa lo si è salvato), lasciando la possibilità, nella
prossima convocazione, di emendarli.
Votano in 17 a favore, in due (Fi) si astengono.