La Città Metropolitana di Bari, nei prossimi mesi, dovrà approvare il proprio statuto.
La scadenza è fissata al 31 dicembre, ma, in caso di mancata approvazione, a regolare i lavori del nuovo ente sarà lo statuto dell’ex Provincia di Bari.
La Consulta del volontariato di Bitonto, dunque, sta provando, in questi giorni, ad incidere nella redazione del documento, affinché il nuovo ente nasca all’insegna della partecipazione dal basso e della condivisione per i cittadini, e affinché l’identità bitontina e dei singoli comuni non venga schiacciata dal peso del capoluogo.
Lunedì si è tenuta una riunione in cui i membri della consulta hanno discusso gli articoli di una bozza dello statuto emanata dall’Anci. Bozza a cui, a dire il vero, sono già state apportate correzioni.
L’intenzione è quella di apporre le proprie osservazioni, per poi presentarle prima al forum delle consulte e poi ai due rappresentanti bitontini nel Consiglio Metropolitano. Soprattutto a Michele Abbaticchio, in quanto presente anche nella commissione statuto.
Proprio il sindaco di Bitonto e neo consigliere metropolitano è intervenuto per dare manforte alla discussione e per promettere ampia considerazione delle proposte scaturite dal consesso.
“Le premesse per una partecipazione attiva sono scadenti. La sussidiarietà deve essere sia orizzontale che verticale” lamenta uno dei presenti all’incontro, mentre altri sottolineano diverse contraddizioni che sarebbero contenute nel documento provvisorio.
Una delle proposte venute fuori dalla discussione è stata quella di sottolineare che Bitonto, Molfetta e Palo del Colle hanno mostrato contrarietà all’adesione nel nuovo ente, nonostante poi siano state inserite.
“Questo è importante – spiega Rosalba Cassano, presidente della consulta del volontariato – perché se nel tempo ci accorgiamo che l’adesione alla Città Metropolitana svilisce il nostro territorio, possiamo uscire, creando un’unione di comuni o un’altra provincia. Il rischio è che il sindaco metropolitano dica che, dal momento che 41 comuni sono tanti, bisogna diminuirne il numero, con accorpamenti. E i comuni colpiti sarebbero quelli che non hanno servizi. Dunque, è necessario entrare con punti di forza”.