Questa sera alle ore 19.00, presso Il Plancheto, terzo appuntamento della terza edizione di “sApericena – Con la cultura si mangia”, organizzato dall’associazione filosofica “Rivolte logiche”.
La serata, “un morso di Intelligenza Artificiale”, vedrà Andrea Pazienza e Francesca Alessandra Lisi discutere sul tema “Umani e macchine intelligenti: verso un nuovo Umanesimo?”.
Bionote degli speaker
ANDREA PAZIENZA
(Bitonto, 1989) vive a Bitonto. È assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Informatica di Bari (DIB), laboratorio LACAM (Laboratorio per l’Acquisizione della Conoscenza e l’Apprendimento nelle Macchine), all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. È Dottore di Ricerca in Informatica e Matematica. Si occupa di Intelligenza Artificiale, in particolare nelle aree di Argomentazione Computazionale, Apprendimento Automatico, Data Mining e Rappresentazione della Conoscenza e Ragionamento. Nella sua tesi di dottorato ha studiato modelli formali complessi di rappresentazione di argomentazioni e selezione di argomenti vincenti e affidabili in un dibattito, con applicazioni in ambito di Social Network Analysis e tecniche a supporto dell’Elaborazione Automatica di Documenti e Librerie Digitali. È membro dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AI*IA) e del Gruppo Ricercatori e Utenti Logic Programming (GULP). Negli ultimi 2 anni è stato organizzatore di Conferenze e Workshop Internazionali, tra cui: 16esima Conferenza Internazionale dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AI*IA 2017), 1mo Workshop sui Progressi dell’Argomentazione nell’Intelligenza Artificiale (AI^3 2017), 7imo Convegno Annuale dell’Associazione per l’Informatica Umanistica e le Culture Digitali (AIUCD 2018).
Bevanda preferita: birra, in particolare birre rosse dolci.
FRANCESCA ALESSANDRA LISI
(Terlizzi, 1972) vive a Bari. È docente presso il Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Da vent’anni svolge attività di ricerca scientifica in Intelligenza Artificiale, con particolare interesse per lo studio del ragionamento, dell’apprendimento e della creatività nelle macchine. La sua specialità è l’uso della logica (da quella classica a quella fuzzy) come strumento per la combinazione di metodi, originariamente sviluppati in sottoaree distinte dell’Intelligenza Artificiale, al fine di costruire sistemi ibridi più efficaci. Possiede una visibilità internazionale, costruita oltre che con le pubblicazioni anche con seminari presso prestigiosi istituti di ricerca esteri e con la partecipazione a conferenze di riferimento nel settore in veste di relatore invitato o di organizzatore. E’ membro eletto del Direttivo dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AI*IA) dal 2013, ed ha presieduto il comitato di programma della conferenza annuale dell’AI*IA tenutasi a Bari a novembre 2017. Da qualche anno svolge anche attività di divulgazione scientifica ed organizza eventi mirati a promuovere il dibattito pubblico sulle implicazioni socio-economiche dell’Intelligenza Artificiale.
Bevanda preferita: vini dal sapore deciso, con una predilezione per quelli rossi e/o liquorosi
Abstract
Forse per hybris, l’empia arroganza per cui un giorno verrà punito dagli dèi, l’uomo culla da sempre il sogno di costruire macchine capaci di pensare. Perché è evidente: Alan Turing nel suo famoso articolo del 1950, e John McCarthy ed i suoi illustri colleghi a Dartmouth nell’estate del 1956 poterono discutere di qualcosa che emulasse una mente umana solo perché, in precedenza, erano state formulate delle teorie su cosa questa fosse e su come funzionasse. Che l’Intelligenza Artificiale (IA) affondi le sue radici in discipline umanistiche come la Filosofia ed in particolare in alcune delle sue branche (in primis, la Logica) è un fatto storico del quale non dovremmo mai perdere memoria o, viceversa, del quale dovremmo acquisire consapevolezza. E così, in un’epoca storica di grande entusiasmo per i progressi dell’IA ma anche di profondo timore per gli impatti degli stessi sulla società, ci potremmo ritrovare a vivere – quasi inaspettatamente – un nuovo Umanesimo.