Via la finzione, la
menzogna, le maschere e ritorniamo ad essere noi stessi.
Tentativo riuscito
quello di Raffaello Fusaro, attore
bitontino, che sabato sera ha colorato di luci, musica e tanta vitalità i giardini
pensili nello spettacolo “Raffaello
Fusaro di e con la stessa persona” anteprima della stagione teatrale
2013-14 del Teatro Traetta.
«Da due anni mancavo a Bitonto. In questo periodo ho
fatto cose diversissime e bazzicato posti diversi dal teatro che mi hanno
aiutato ad avere una visione più ampia e più complessa della realtà che ci
circonda – ha raccontato l’attore
poco prima dell’inizio-. Ho scritto per
il cinema e la Tv, mi sono dedicato alla regia compiendo un grande cammino
professionale e personale».
Un vero personaggio
a tutto tondo che si racconta, vive, tra le memorie dei tempi andati e l’angosciosa
malinconia dei tempi d’oggi.
«Quello che rimane importante è la parte autoriale. Mi
sono ritrovato con una grande quantità di testi scritti per me e per altri e ho
pensato di lavorare senza più freni e vergogna a ciò che io sono veramente un
attore scrivente, uno scrittore parlante».
Niente freni
inibitori e racconti dal sorriso, talvolta, amaro.
Epoca di sogni ed
incubi, di poesia e crimini, l’isola che non c’è di internet dove vivono le
nostre emozioni. Catalogate in album, stati, condivisioni, commenti, “mi piace”,
retwitt e “ahhhhhhh”.
Un grido.
Racconta delle sue
città del cuore Raffaello.
Roma e Bitonto.
I traslochi, le
abitudini, i monumenti immobili, plastici, senza tempo e noi confusionari mitomani
di una realtà fittizia.
Bitonto ombelico
del mondo in ogni epoca eppure così attaccato a tradizioni, a personaggi
caratteristici, luoghi e memorie di chi, pur andando via, ricorda con tanto
affetto.
Follia
luminescente, di un attore che si balocca sul palco in uno stroboscopio di
luci. In ginocchio a pregare il Signore.
Recitava un po’ così.
Vado a memoria. “Liberami dai cremisi dei congiuntivi un po’ insicuri e declinami nella certezza di presenti come smeraldi puri… per dipingere con il cuore e senza mente.. “. Come può unirsi il
rosso cardinale di un tramonto, con il blu cobalto del mare, il
nero di una triste e quotidiana cronaca.
Risparmi energetici
tra lampadine e lavatrici
Profumi per
ambienti, pubblicità tra le cornici
Tante corse per la raccolta
differenziata e poi si getta così come capita
E a casa ci
consoliamo con una camomilla dalle lontani piantagioni rapita.
«Da “Dio”, ci leviamo la “d” e resta l’io, l’unica
religione».
Rime cadenzate,
canzonate, urlate, vissute, racconto d’una popolazione che non s’accorge
nemmeno di muoversi, d’agire se non dinanzi a qualcuno che lo racconta.
Ci pensa un attimo
e poi si ricomincia.
A sfogliare il
cellulare con un dito e a non pensare che in una memoria di piuma, metallica c’è
contenuta tutta la nostra vita e per ricordare compleanni e anniversari a nulla
serve più la memoria millenaria dei nostri nonni. C’è Facebook, no? Pieno zeppo
di frasi, a cui, se per un attimo togliamo il mandante, avrebbe potuto scrivere
chiunque.
Al termine della
cavalcata, ricordando gli anni ottanta, tutto ciò che non (?) ci manca un
omaggio al teatro che scompare, ai personaggi che ci hanno lasciato quest’anno.
Dall’estroso Franco Califano al genio di Mariangela Melato per terminare con un
personaggio con cui indirettamente Raffaello Fusaro ha collaborato: Giorgio Gaber.
Il cantautore, celebre interprete del Teatro canzone, insieme a Sandro Luporini, ci ha lasciato un memorabile brano: “Mi fa male il mondo”, Raffaello gli ha reso omaggio, collaborando tra l’altro con la fondazione “Festival Giorgio Gaber” e sua figlia Dalia Gaberscik.
Finisce così. Nell’illusione dell’uno e del molteplice,
dell’epoca dove tutto fa rete e noi restiamo soli come ragni a guardare la tela
trasparente della vita.
“Mi
fa male più che altro ammettere
che siamo tutti uomini normali
con l’illusione di partecipare senza mai capire
quanto siamo soli“.
E chiudiamo aggiungendo noi un messaggio anche alla città.
“Mi
fa bene comunque credere
che la fiducia non sia mai scomparsa
e che d’un tratto ci svegli un bel sogno e rinasca il bisogno
di una vita diversa”.