A cielo aperto verso l’ora del tramonto.
Atmosfera perfetta per riflettere sulle parole di Mario Tozzi.
Venerdì sera, in piazza Cavour il
geologo e ricercatore del CNR, noto soprattutto per aver condotto su Rai3 il
programma “Gaia. Il pianeta che vive” ha presentato la sua ultima opera
scientifico-letteraria: “Pianeta terra, ultimo atto”.
L’evento, organizzato da Nicola
Abbondanza e inserito nel programma Bitonto Art festival, si è svolto presso il
pub “Solito posto”. Hanno collaborato l’associazione ambientalista Mowgli,
Bitontotv, il Centro di Aggregazione Giovanile Liberi Tutti, BitontoEventi
e la Libreria del Teatro. A presentare il libro con l’autore è
intervenuto Franco Mundo, ingegnere e consigliere comunale.
L’oro nero è finito, il clima è
impazzito, i ghiacciai polari sono ormai spariti, le terre da coltivare
diminuiscono, predomina la talassocrazia ma ormai anche il mare non è più una
garanzia per l’uomo.
È questo il futuro prospettato da Tozzi.
Una visione catastrofica? No, un’ipotesi nata da studi scientifici e
dall’analisi degli abituali comportamenti di disinteresse per l’alterazione
degli equilibri naturali.
Una situazione non irrimediabile se solo
si avesse più cura della nostra “casa”: la Terra.
Mario Tozzi, storico della terra, spazia
tra vari argomenti, sempre concernenti l’ambito terrestre, ma tutti
riconducibili ad una solo fenomeno che scatena di conseguenza tutti gli altri.
Il punto di partenza è il desiderio
dell’accumulo.
L’uomo è l’unico essere vivente
interessato alla costruzione del capitale; è il desiderio di ricchezza che
produce un surplus dello sfruttamento energetico altamente inquinante e
l’accumulo di calore fa salire le temperature globali. Il sistema va in tilt.
Ma perché non ci rendiamo conto che le
risorse finiscono? Eppure ne siamo consapevoli.
L’atteggiamento generale è simile a
quello dei fumatori che, ignorando i danni provocati, continuano a fumare.