Nasce “Storia è/e Memoria”, una nuova collana di ricerca nel catalogo della SECOP edizioni, casa editrice di cui è fondatore e responsabile Peppino Piacente. Ne sarà curatore Marino Pagano, giornalista e ricercatore storico. Una collana per raccontare la storia nelle sue varie sfaccettature: storia politica, sociale, economica, militare; storia locale e storia globale. Perché la storia non è mai un racconto a sé, ma è sempre un’analisi che intreccia i vari ambiti dell’umano, come spiega il comunicato diffuso dalla stessa casa editrice:
«Perché la storia?
I fatti asciutti, i rituali collettivi, i processi sociali, le libere (ma corrette: vedremo in che senso) interpretazioni, i trascorsi delle comunità, le guerre, gli avvenimenti (stimolanti e nefasti) attraverso il tempo.
Perché tutto questo? Perché l’uomo, l’uomo sociale, è in questo.
Siamo la storia e la storia contiene la memoria del tempo e dei tempi. Ma non tutta la memoria è, in essa stessa, storia. La memoria è, certo, compresa nel grande contenitore della storia: spetta sempre a quest’ultima, però, il giudizio.
Ecco perché abbiamo intitolato la collana nella doppia accezione.
Storia “è” memoria, storia “e” memoria.
Perché, allo stesso tempo, non dileggeremo di certo quella memoria che, in chiave di considerazione storiografica e scientifica, è pur sempre ancora in divenire. Le daremo di sicuro, però, un quadro storico di riferimento, le offriremo spazio attraverso il ragionamento complesso dei contesti: ma, appunto, le riconosceremo sempre asilo.
La storiografia del XX secolo (ma non solo) è stata piena di memorie negate, tacitate, omesse. Memorie cui la storia sa, in un secondo momento, donare il giusto ruolo, ma cui intanto va data vita ed autentica libertà d’espressione.
Poi lo storico sa. Lo storico certifica le correttezze, attribuisce le definizioni più appropriate, stabilisce soprattutto un metodo.
Ecco la parola chiave: metodo.
Un corretto metodo autorizza ogni interpretazione storica e storiografica, quando espressa, va da sé, con civiltà e rispetto ed in più – ed in questo è anche il metodo – senza inclinazioni incapacitanti verso un’ideologia vista come unico – cieco? – totem.
Non pubblicheremo mai collazioni di supposizioni, o foss’anche di documentazioni stesse, senza un rigoroso metodo di ricerca che fornisca ragioni e preceda a monte le pagine dei nostri libri.
Storia, allora, fatta con metodo, con scienza e coscienza, con rigore interpretativo. Una storia in cui il documento è fondamentale, senza vestire mai i panni di un feticcio. Una storia, quindi, anche delle mentalità, delle tradizioni, delle culture. Storia attraverso usi, costumi, lingue.
Storia raccontata, magari, anche attraverso i resoconti di una cronaca che, ai nostri occhi, oggi, assume appunto il volto della storia stessa ma che, mentre accadeva, era fatto vivo del giorno, luce (ancora) senza filtro, entusiasmo privo di setaccio razionale. Ogni eventuale curatore saprà riconoscere il giusto contesto di quella cronaca o di quella testimonianza del passato.
Del resto: andare alle fonti significa anche saper analizzare e contestualizzare quel che i resoconti di epoche da noi non vissute ci consegnano.
Storia politica, sociale, economica, militare.
Storia locale e storia globale: una distinzione, a dirla tutta, di lana caprina, talvolta, giacché tutta la storia può partire da un “luogo”, così come tutta la storia è globale perché va incontro al mondo e delle cose del mondo risente.
Storia delle aree del sapere: umanistico e scientifico. Storia della filosofia, della storiografia stessa, della letteratura, della scienza, dello sport.
Storia intrecciata alle scienze sociali, all’etnografia, all’antropologia.
Storia anche dei paesi, dei luoghi, degli spazi comunitari.
Non esiste lo storico che sa tutto: esiste lo storico che ha metodo. Proprio per questo, il limite non risiede nel campo di indagine: tutto può essere passato al vaglio dello storico. Lo storico sa, lo storico lavora, lo storico interpreta.
Esistono le specializzazioni, chiaramente, ma quando lo storico ha metodo, può studiare l’epoca neolitica a Çatalhöyük, medievale a Castelseprio o contemporanea su luoghi bellici (Wagram?, Verdun? Smolensk?), di sicuro egli si muoverà con sapienza, rigore, decisione.
Ecco. Non figureranno in questa collana volumi a tesi senza un minimo rigore documentario, esercizi ideologici senza costrutto realistico ma solo pregiudiziale, tentativi di una “controstoria” (di ogni segno, di ogni indirizzo culturale) sganciata dall’irrinunciabile metodo storico.
Pubblicheremo, magari, opere anche autobiografiche di testimoni attorno ad episodi topici, passaggi storici, realtà istituzionali: pur sempre, però, chiarendo e circoscrivendo il valore di quella testimonianza all’ambito della dimensione privata, pur se inserita in contesti pubblici e sociali.
In questo senso si offriranno materiali agli storici per le opportune collocazioni. Una collana, dunque, di storici e scrittori di storia ma pure di resoconti da esperienze dirimenti e momenti delicati. Uno spazio di riflessione, di accettazione del passato, anche scomodo.
Un lavoro alla ricerca della storia nella memoria ma anche della memoria (e delle memorie) nella storia.
Ci auguriamo un’occasione in più, in Puglia, al Sud e in tutta Italia, per riflettere sul passato stesso.
Il passato di una storia (e di tante storie) che non si ripete mai uguale.
“La storia è la scienza delle cose che non si ripetono”, sostenne un grande poeta, Paul Valery.
Così come uguale non può essere la storiografia. La storia studia se stessa. Comprende, verifica, rivede. Revisione con metodo, questa necessaria. Sempre. Lo sappiamo anche noi responsabili di questa collana editoriale che inauguriamo con grande gioia.
Lo sappiamo così bene da ritenere sempre più fuori luogo l’aggettivo “revisionista” usato a mo’ d’appellativo offensivo. La storia è sempre revisionista, come ci ha insegnato un maestro come Raffaele Licinio, purché il revisionismo non diventi in sé un’ideologia tale da far passare in secondo piano le legittime ed elementari esigenze della ricerca.
La storia viene sempre prima di tutto, né si può sacrificarla agli entusiasmi o ai fanatismi di ogni risma e sorta.
Tre i primi titoli in programma della collana “Storia è/e memoria”.
Si parte con un lavoro sulla storia di un particolare sindacato italiano. Si tratta, infatti, di un personale ritratto della storia del sodalizio sociale di riferimento della destra italiana: la Cisnal, ora Ugl. Ne è autore Massimo Visconti, direttamente impegnato, nel tempo, nella stessa importante realtà.
Segue un lavoro del noto storico Valentino Romano, tra i più grandi esperti italiani di brigantaggio postunitario (e non solo, chiaramente), un nome di assoluto rilievo per i tipi delle nostre edizioni.
L’opera ha per tema un esame dei casi in cui vide impegnato, negli anni 1864-1865, il Tribunale militare ordinario di Bari come Tribunale straordinario di guerra, competente, dunque, a giudicare del reato di brigantaggio e favoreggiamento allo stesso.
Bari, il suo tribunale militare, il brigantaggio. Un libro dal sicuro interesse.
Terza uscita uno studio di Vito Ricci, prolifico e documentatissimo ricercatore, tra le altre cose, di storia sociale ed economica.
Il libro approfondirà gli aspetti storici a proposito della coltivazione delle olive, e poi della produzione di olio, a Bitonto nel XV secolo.
Opera che soddisferà molte curiosità in merito ad un aspetto così importante per la storia del territorio bitontino e pugliese.
Come sempre, aspettiamo con ansia e gratitudine i giudizi dei nostri lettori su questa nuova iniziativa editoriale della nostra casa editrice SECOP».