La
lapide la vedì lì, in pieno centro storico, non lontano dal
famosissimo Castello Macchiaroli.
E
non può non incuriosirti, soprattutto se sei bitontino, anche perché sembra quasi risplendere.
Succede,
infatti, che decidi di passare un ordinario giovedì di agosto in
quella bellissima zona che è il Cilento, tra Campania e Basilicata.
E
qui, in questo festival di paesaggi davvero rigogliosi e succulenti,
ti capita di fare un giro serale a Teggiano, un borghetto di poco più
di 8mila abitanti in provincia di Salerno, che si prepara alla festa
medievale e a rievocare il cosiddetto “assalto al Castello”,
accaduto nel 1487.
Ti
imbatti, allora, in questa scritta. Diversa dalle altre, e che non
può non renderti orgoglioso.
È
il ricordo che l’allora diocesi di Diano-Teggiano (dal 1986 è
diventata Teggiano-Policastro) ha voluto donare a uno dei suoi
vescovi più amati e mai dimenticati. Oronzo Caldarola. Bitontino,
per l’appunto. E ben 40 anni pastore di questa chiesa: dal 1915 al
1955.
Quattro
decenni in cui ci sono due Italie diverse, due epoche a
confronto.
La prima guerra mondiale e poi, addirittura, la
rinascita dalla seconda e i primissimi anni del boom economico. E
proprio il conflitto contro il nazi-fascismo lo ha visto in prima
linea, considerata anche la nota importanza che l’area salernitana ha
avuto in quei difficili e delicati frangenti.
Nel
1955, ormai anziano (era nato nella città dell’olio nel 1871),
lascia la diocesi e muore a Napoli il 6 febbraio del 1963.
E
tre anni fa, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua
dipartita, questo giornale telematico ha ricordato la figura del
vescovo Caldarola con un articolo del collega Marino Pagano (http://www.dabitonto.com/cultura-e-spettacolo/r/un-ricordo-a-cinquant-anni-dalla-morte-di-oronzo-caldarola-vescovo-bitontino-a-teggiano/1967.htm).
Prima
di essere nominato da Benedetto XV vescovo di Teggiano, Oronzo
Caldarola si forma nella chiesa locale e diventa, a inizio ‘900 guida
del clero come rettore del seminario diocesano di Ruvo-Bitonto.
Nonostante
la lontananza, resterà sempre legato alla sua città d’origine, che
in realtà gli ha dato ben poco, a parte quel largo – spesso,
purtroppo, pieno di immondizia e rifiuti di ogni genere – in fondo a
via de Ildaris.
A
Napoli e in Campania, invece, non mancano le pubblicazioni sulle
attività del vescovo durante il lungo episcopato. Basti pensare, per
esempio, al libro “I
primi anni dell’episcopato di mons. Oronzo Caldarola, quinto
vescovo della diocesi di Diano-Teggiano”, scritto
da Mario Casella e pubblicato nel 1999.
“Oronzo
Caldarola – ha
sottolineato Angelo Spinillo, attuale vescovo di Aversa Normanna
nonché per 11 anni vescovo proprio a Teggiano – è
una figura che non solo ha inciso sulla storia del suo tempo, ma che
ci permette di capire la difficile fase storica che ha vissuto la
nostra comunità in quegli anni”.
“Il
vescovo Caldarola – spiega
invece l’attuale vescovo di Teggiano-Policastro, Antonio De Luca –è
stato uno dei primi a capire che la parrocchia doveva essere vicina
alle famiglie, ai ragazzi e ai giovani”.
L’occasione
per entrambi? Un convegno organizzato a Teggiano a febbraio proprio
per ricordarlo.
Il
presule bitontino riposa attualmente nella parrocchia del Sacro Cuore
sempre nel piccolo Comune salernitano, chiesa che lui stesso ha
voluto fortemente che fosse istituita.