Sabato
scorso non è stata una mattinata come tante altre al liceo
classico-linguistico “Carmine Sylos”.
Non
poteva essere, perché era la giornata in cui – per il settimo anno
consecutivo – si assegnava la borsa di studio di 500 euro
intitolata all’indimenticabile Domenico Saracino, professore per
tanti anni anche lì in piazza Santa Teresa. E che, tra le altre
cose, ha donato una ingente somma di denaro all’istituto, con la
quale viene elargita proprio la borsa di studio.
Il
premio va allo studente che, nel corso del 3° e del 4° anno,
dimostra di avere avuto una crescita intellettuale, morale e umana
davvero importante, nonché la più alta media voti ottenuta.
Questa
volta, in realtà, sono stati due a vincere. Due studentesse: Mariagrazia Francavilla e Silvia Paciulli, portandosi a casa 250 euro a testa. Del classico la prima, del linguistico la seconda.
Non è
mancato, ovviamente, un ricordo di Saracino, affidato a Laura Vitale,
docente di Storia e Filosofia, che insieme a Giuseppe Ungaro, organizza ogni anno l’evento sempre con passione e meticolosità.
“Il
professor Saracino – ha
spiegato Vitale – può essere tranquillamente definito
come una persona dal multiforme impegno, perché è stato politico,
filantropo, nonché grande maestro di vita. Con gli studenti era
davvero molto rigoroso, pretendeva tanto, ma sapeva anche dare tutto.
Insegnava la pedagogia del lavoro”.
Un importante ospite della mattinata è stato Michele
Giorgio, per anni docente e dirigente scolastico proprio del liceo “Carmine Sylos”, che ha presentato
il suo ultimo libro “Alberi maestri. Incontri con Tonino Bello,
Aldo Moro, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati”,nel quale l’autore ritrae un profilo di vita breve ma intenso di
cinque personalità del ‘900 che hanno lasciato davvero tanto al
Paese, sotto il profilo politico, culturale e religioso.
“Con
questo libro – ha sottolineato Giuseppe Ungaro, docente di
Religione – Giorgio vuole aprire lo sguardo degli adolescenti su
cinque uomini chiave del secolo scorso che è stato illuminato dal
loro pensiero indefettibilmente coerente con la loro azione sociale,
politica e culturale, tout court, umana. Persone che non sono state
succubi del motto latino “non agit sed agitur”, ma hanno messo in
pratica il tomistico “agitur sequitur esse”.
E
lui, Giorgio – rispondendo alle pungenti e pertinenti domande degli
studenti, che si sono cimentati anche con la “Smisurata preghiera” di Fabrizio De Andrè – ha anche espresso un ricordo di Domenico Saracino,
intrecciandone l’operato politico, l’insegnamento e la vita con
quattro (Moro, Dossetti, La Pira, Lazzati) dei cinque alberi maestri
del suo volume.