DI ANTONELLA TROVATO
«La poesia richiama lo stato della Fissità e nello stesso tempo va in Movimento. La fissità è l’architettura lasciata dal poeta in uno spazio-tempo metrico fermo; in esso si arresta, trattenendolo, lo stato di eccitazione vissuto e poi rilanciato in movimento. Si disegna, senza volontaria virtù, una circolarità: da un divenire al passato a un divenire al futuro e viceversa.»
Una dialettica di cristallizzazioni e movimenti, tra passato, presente e futuro, che si fondono in un nodo temporale noncronologico, quindi, era la poesia per Francesco Salamina, il poeta recitante – come egli amava definirsi – da poco scomparso, alla cui memoria l’associazione bitontina “Il cenacolo dei poeti” ha dedicato la IX edizione del Festival di Poesia “Le corti dei miracoli”.
“Abbiamo pensato che il modo migliore per rendere onore a Francesco Salamina è rendere omaggio alla poesia, alla quale ha dedicato la sua vita, amandola e onorandola con quella umiltà che contraddistingue i grandi e quella passione profonda che contraddistingue gli amanti”, dichiara Franco Minervini, attore e direttore artistico della compagnia “Tavole Magiche”. Questi ha prestato la sua voce attoriale alla declamazione delle poesie dei grandi classici della tradizione lirica italiana e internazionale, da Petrarca a Neruda, passando per Pessoa e Pavese, fino ai compianti Luis Sepúlveda, Franco Loi, Tommaso Di Ciaula e, quindi, Francesco Salamina, il cui ideale poetico ha così ottenuto concreta realizzazione. Critico d’arte, scrittore e divulgatore letterario, Salamina sosteneva, infatti, che la poesia non potesse essere costretta o limitata alla fruizione libresca, perché, solo se declamata e recitata, essa sarebbe stata capace di raggiungere il cuore della gente e far attecchire in questa il suo messaggio.
E così, versi pregni di messaggi di vita e amore, antidoti al dolore della morte, hanno raggiunto i tanti poeti e amici di Salamina, ancora attoniti per la sua scomparsa, accorsi al Teatro Traetta, per rievocare il suo gusto artistico e dare ancora voce ai suoi scritti, segni tangibili e imperituri del suo passaggio per questa terra.
Non solo la poesia, ma, più generalmente, l’arte, in tutte le sue sfaccettature, è stata l’indiscussa protagonista di una serata all’insegna del bello, della contaminazione di espressioni artistiche: le declamazioni poetiche hanno costantemente dialogato con la suadente voce di Benedetta Lusito, la melodia del pianoforte del maestro Alessandro Amato e l’energica chitarra del cantautore Marco Laccone, in un percorso sonoro che ha attraversato il tempo e lo spazio, esito dell’incontro di variegate culture e tradizioni.
Francesco Salamina è l’esempio moderno e manifesto dell’immanenza della vita oltre la morte: con la sua scrittura e le sue performance declamatorie, è riuscito a dare nuovo lustro ai grandi classici della tradizione letteraria e a lasciare di sé l’immagine di artista poliedrico, che neppure la sua morte potrà far precipitare nell’abisso dell’oblio.