Tra la quiete malinconica della Recanati di Giacomo Leopardi e la profezia mediatica di Marshall McLuhan, la metafora del “villaggio” s’ è andata dilatando fino a raggiungere ormai una dimensione planetaria.
Nell’era della comunicazione globale, dell’ informazione on line, della tv via satellite, tutto avviene per tutti nello stesso tempo. Da un capo all’ altro del globo, siamo bombardati ogni giorno da una tempesta di notizie, di opinioni, di impulsi che tendono a omologare la convivenza dei popoli. Ma spesso in mezzo a un tale turbine rischiamo di perdere il senso dell’ orientamento.
E’ per questo che Giovanni Valentini, editorialista di “Repubblica” e già direttore dell’Europeo e dell’Espresso, ha scelto proprio “Il sabato del villaggio” come titolo della sua rubrica settimanale che appare il sabato su “Repubblica” e con cui ha vinto cui ha vinto nel 2000 il Premio Saint-Vincent di giornalismo. Un’occasione, quasi un’oasi in cui poter segnare una pausa per riflettere sul nostro rapporto con i mass media.
E anche tra i versi della più celebre poesia di Leopardi, “L’Infinito”, si può leggere un annuncio, una profezia di globalizzazione quando il poeta intrevede di là dalla siepe del colle “interminati spazi”, proprio come quelli che la moderna comunicazione ha aperto all’uomo. E nell’ultimo verso “e il naufragar m’è dolce in questo mare” vi è quasi un avviso ai naviganti del web.
Attenti, c’è il rischio di naufragare “dolcemente” nel grande mare della globalizzazione, di esserne ammaliati e cadere nella rete e di restarne prigionieri. Nel grande villaggio virtuale è necessario preservare la freschezza della fontana, luogo di relazione autentica fra gli uomini.