La “Terra”, quella pugliese in cui affonda le sue radici, è stata sempre per Damiano Bitritto uno strumento di gioco.
“Da piccolino, avendo una famiglia a vocazione agricola ho sempre pasticciato con il terreno. Mi piaceva modellarlo, giocarci, creare delle piccole cose” raccontò tre anni fa al nostro giornale. Un’abitudine che ha recuperato d’adulto, ma per realizzare opere d’arte.
Terra, pietra, legno e chiodi sono i colori della sua tavolozza e il marmo per le sue sculture, che ora verranno apprezzate anche a Venezia.
Il tappezziere bitontino, che quasi si vergogna di definirsi artista,è stato selezionato nell’ambito del “Progetto Biennale” per una personale a Palazzo Pisani Reverin.
Tra le opere in mostra, anche “Un cuore di pietra”, realizzata con pietra viva e chiodi su asse di legno per raccontare un grande dolore: la perdita dell’amato papà. E il cuore va in pezzi: sei sezioni, una per ognuna dei suoi fratelli.
Venezia rappresenta, sicuramente, una tappa importante nel suo percorso artistico, anche se Damiano, forse, nel suo stupendo cuore puro, non se ne rende ancora conto.