“Sarebbe
bello considerare di non poterne più parlare, invece i racconti si ripetono nel
tempo e quando accadono cambia solo il momento. Il mare ci parla di un destino
che potremmo leggere sotto un bel pino, il finale potrebbe essere diverso se solo
la storia cambiasse verso… Che significato ha la memoria in questo contesto se
serve a trascrivere soltanto un testo? Ché dei nostri fratelli possiamo stare
senza, consacrando per sempre la nostra indifferenza”.
Il toccante monologo finale di Oci (Giacomo Tullo) ha
il potere di cambiare tutto, di fornire un’altra chiave di lettura. Le luci blu
ci portano con la mente al cimitero liquido del Mediterraneo e i corpi degli
ebrei, ammassati alle spalle dell’attore, nella mente degli spettatori vengono
spogliati del pigiama a righe e assumono la fisionomia dei naufraghi.
L’Olocausto come la strage di migranti. La tragedia non
ha fine, come l’indifferenza umana, e il 2016 è più simile al 1943 di quanto si
pensi.
È questo l’anno rappresentato dagli studenti dell’ITE “Vitale Giordano” nello spettacolo “Au
bon cafè da Miranda – Roma 1943”, andato in scena martedì e mercoledì
nell’Auditorium “Tina Clemente” dell’istituto.
La pièce, ideata dalla professoressa Anna Grande, fa viaggiare la figura femminile de “La
Locandiera” di Carlo Goldoninel tempo e nello spazio. La Firenze del Settecento si trasforma in una Roma
martoriata dalla Seconda Guerra Mondiale, dove Miranda (non più Mirandolina), interpretata da Valentina Murgolo, gestisce una locanda, insieme al cameriere e
amante Fabrizio (Savio Schiavone).
La locanda è aperta a tutti ed è meta preferita gli ufficiali nazisti Rainer (Giuseppe Piglionica) e Priebke (Luca Siragusa). Proprio quest’ultimo sarà vittima del gioco di
seduzione di Miranda, intenzionata a conquistare il suo amore per proteggere la
sua locanda e la sua cantina, nascondiglio di ebrei.
Le serate animate da ballerine (Angelica Toscano, Adriana Coletto, Carmela Caputo e Claudia Tatulli)
e dai canti della bella locandiera, si alternano alle riunioni dei partigiani Orlando (Vito Schinaia), Andrea (Francesco
Bonasia), Irma (Antonella Belviso) e Antonio
(Francesco Tricarico) e delle finte dame, ma in realtà partigiane palermitane,Laura (Gabriella Rizzi) e Iris (Maira
Toscano).
Ma i piani di Miranda non vanno come previsto. All’indomani
del tradimento italiano, i tedeschi si fanno ancora più feroci. A nulla valgono
gli sforzi del rabbinoRiccardo (Aldo Corrado) per racimolare 50 kg di oro, il comandante Kappler (Giacomo
Pellegrino) e il suo braccio destro Hass(Pasquale Berardi) sono pronti allo
sterminio e alla deportazione di tutti gli ebrei e di chi li protegge. Compito
reso più facile da Fabrizio che tradisce Miranda e parla del nascondiglio alla
dama Celeste (Alessia Ragni).
Il rastrellamento ha inizio. Il dialogo tra Priebke e
Miranda, grazie alla bravura dei due attori, è toccante, ma le parole della
locandiera non riescono a trasformare “la
spazzatura nelle mente dei tedeschi in giardini”. Ad essere risparmiati
solo alcuni bambini a cui è affidato il futuro.
«Sono
commossa – ha commentato a fine spettacolo la regista e curatrice
dei testi Anna Grande -. I ragazzi si
sono impegnati tantissimo e si sono documentati per capire come si viveva in
quel tempo. È stata una lezione di storia eccezionale, ma anche di vita».
A collaborare alla riuscita dello spettacolo, anche le professoresse Lucia Achille, Mariangela
Magro, Angela Pagone e Rosa Mitolo, i coreografi
Francesco Tullo e Maria Concetta Tatulli e la “tuttofare” Daniela Pizzulli.