Un albero pieno zeppo di memoria e carico di non indifferenza. Per un motivo molto semplice: non dimenticare tutti coloro che perdono la vita in mare alla ricerca di una vita diversa.
Sono passati dieci anni esatti dal naufragio al largo di Lampedusa, e cioè dalla morte di 368 immigrati che scappavano dal loro Paese e da quel giorno, il 3 ottobre 2013, nulla è più stato come prima anche se la questione emigranti, oggi come allora, è una emergenza non (volutamente?) gestita e le morti nelle acque del Mediterraneo sono tutt’altro che scomparse. E ieri pomeriggio, la cooperativa “Auxilium”, che da anni gestisce il servizio di Sistema accoglienza integrazione (Sai) a Bitonto – sono poco più di 60 le persone ospitate, di cui 25 minori non accompagnati -, in collaborazione con il circolo cittadino di Legambiente e l’assessorato comunale ai Servizi sociali, ha piantato un albero nel parco di via Togliatti per non dimenticare quella strage. Il tutto con una scritta che vale più di mille pensieri: “Affonderò le radici nel terreno e porterò la mia chioma verso il cielo in memoria delle vittime dell’immigrazione”. «Salvare vite – è la voce di Mariarosa Uccelli, responsabile del progetto Sai della cooperativa Auxilium – deve essere una priorità indiscussa, e quello che abbiamo fatto oggi (ieri per chi legge, ndr) e ricordare tutte le vittime che in questi anni hanno perso la vita in mare. Quello che facciamo da dieci anni, a Bitonto, è quello di dare accoglienza agli immigrati, inserendoli in un percorso di inserimento sociale, reinserimento scolastico ed è una integrazione piena, sociale e culturale».