Bastava dare un’occhiata anche sbadata alle nostre
campagne per capire che qualcosa non andava. E non va, tuttora. Non è possibile
che accanto ad ulivi e mandorli facciano bella mostra di sé carcasse di
televisori e frigoriferi, scheletri di divani e persino tazze di cessi.
Per non parlare di quello che è stato nascosto sotto montagne di terra. E potrebbe trattarsi persino di rifiuti tossici.
Qualcuno
li avrà portati lì, no? Veniva (e viene) naturale domandarsi.
E, infatti, un imprenditore pentito già confessava dal ’96
la pratica criminale di occultamento di rifiuti di ogni tipo, sull’asse
Bari-Altamura, tra le campagne, le cave e le contrade che si ripetono uguali
tra i comuni di Altamura, Grumo Appula, Palo del Colle, Binetto, Bitetto e
Bitonto.
Il traffico illecito era organizzato da un noto clan
campano con un gruppo malavitoso del capoluogo e la complicità di alcune
amministrazioni municipali.
L’imprenditore era proprietario di una ditta di movimento terra, lavorava
prevalentemente di notte per scaricare terra vergine da utilizzare per
ricoprire grosse buche colme di spazzatura di ogni tipo, anche di provenienza
ospedaliera e fusti tossici contrassegnati da teschi minacciosi.
Allucinante il
tariffario che, secondo le sue rivelazioni, veniva liquidato in contanti anche
da funzionari dei comuni. Cinquecentomila lire per coprire spazzatura. Due
milioni per schiacciare, bruciare e ridurre l’abbondanza di rifiuti presenti in
una cava. Dieci milioni per nascondere scorie di amianto.
Secondo gli inquirenti, però, le attività delle ecomafie sono ben gestite al
punto che diventa difficile cogliere i responsabili sul fatto. Bruciano ed
interrano velocemente. Spesso di notte e in luoghi inaccessibili.
Quando, negli anni ‘90, per fronteggiare l’emergenza
rifiuti, ai sindaci era stata concessa la possibilità di aprire discariche
improvvisate per raccogliere rifiuti urbani da bonificare entro pochi mesi.
Una situazione che potrebbe
aver favorito lo smaltimento indiscriminato di rifiuti speciali anche da parte
di bande organizzate.
A Bitetto, in contrada Nepta, è stato rinvenuto un sito, ove ad oggi vengono coltivate pesche e percoche, e sono in corso le indagini relative.
Chissà quando a Bitonto accadrà qualcosa del genere…