“È evidente che la sicurezza si può garantire con le forze di polizia, ma anche con una diversa progettazione delle strutture”: “purtroppo nella progettazione degli ospedali non è previsto nessun tipo di investimento sulla prevenzione degli atti di violenza, e quindi bisogna farlo con i mezzi di cui si dispone”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal prefetto di Bari Francesco Russo nella sede della Prefettura di Bari. Con il presidente Emiliano c’erano il direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, e il responsabile del SIRGiSL, sistema integrato di gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro, Danny Sivo. La riunione era stata chiesta dal presidente Emiliano all’indomani dei fatti che hanno colpito numerosi operatori sanitari in alcune strutture ospedaliere sul territorio pugliese. “Come Regione Puglia abbiamo circa 45 mila dipendenti nella sanità e tutti potenzialmente a rischio – ha spiegato Emiliano -, come però sono a rischio tutti coloro che lavorano gli impiegati dei comuni, gli insegnanti a scuola, nell’esercizio di pubbliche funzioni. E noi interverremo, per quanto di competenza, nelle forme più idonee”.
La Regione Puglia, infatti, a luglio “ha approvato le linee guida sulla sicurezza sul lavoro e per prevenire gli atti di violenza, che sono così innovative da essere state pubblicate di recente su una rivista scientifica molto importante. Tali linee guida hanno bisogno di protocolli attuativi che consentano di accorciare i tempi di intervento delle forze dell’ordine, qualora ce ne sia la necessità”, ha ricordato il governatore.
Le strutture maggiornemente a rischio
“Le strutture maggiormente a rischio in Puglia sono le guardie mediche e i pronto soccorso. Ci sarà una ragione se alla scuola di specializzazione di medicina d’urgenza al Policlinico di Bari non si è iscritto nessuno. Noi facciamo una fatica tremenda a trovare medici disponibili ad andare a lavorare in pronto soccorso perché è duro, complicato, rischioso e non consente l’attività libero-professionale – ha aggiunto -. Questo significa dedicare una intera vita, come ha fatto Vito Procacci (il primario del pronto soccorso del Policlinico di Bari recentemente scomparso, ndr) e tanti altri prima di lui, per vocazione alla medicina di emergenza-urgenza: le vocazioni, però, non consentono di completare gli organici. Dobbiamo fare in modo che gli stipendi di chi lavora in pronto soccorso siano molto più elevati di quelli degli altri medici”.
Il passo successivo
Il passo successivo all’incontro di oggi sarà “fare incontrare tutti i direttori generali delle Asl e delle aziende ospedaliere con i prefetti di ciascuna provincia, per cominciare a definire le nuove linee guida che le Asl dovranno strutturare entro il 30 ottobre e che poi daranno vita ai protocolli d’intesa con le forze di polizia”.
Le parole del prefetto.
“Noi stiamo già lavorando con la direzione generale – ha assicurato il prefetto Russo -. Abbiamo individuato insieme delle soluzioni. Uno dei punti riguarda la security, cioè cercare di intervenire il prima possibile, prima ancora che si verifichi l’evento. Cercheremo, praticamente, di mettere le forze di polizia nelle condizioni di intervenire laddove ci siano degli elementi di pericolo in modo tale da poter dare anche una sensazione di maggiore sicurezza ai medici, specie per chi vive situazioni più complicate come nei pronto soccorso e guardie mediche, cosicché si possano sentire un attimino più tranquilli”