L’attesa, i cori, i sorrisi, le prime note rock e poi finalmente lui: Vasco Rossi. Un’emozione indescrivibile, mercoledì, nella tappa del suo tour allo Stadio San Nicola di Bari, un sogno che si realizza per i residenti e gli operatori della casa alloggio “Raggio di Sole” della Fondazione Opera Santi Medici di Bitonto. Si tratta di una storica struttura, unica in Puglia, che ospita, ad oggi, diciotto malati di Aids.
Mino, Mario, Stefania, Ciccio, Rosha, Michele Catalano e Grimaldi. Sono i protagonisti di questa esperienza: in cinque hanno vissuto per la prima volta nella loro vita un concerto. C’è chi ha avuto questa fortuna, in genere, sin dalla tenera età adolescenziale o addirittura dal pancione della propria mamma. Per loro, l’attesa, invece, è stata molto più lunga. Oggi, in un modo o nell’altro, tutto è stato finalmente possibile grazie alla realtà in cui sono inseriti. Qui non manca mai la musica, varcata la porta della struttura si entra in un mondo fatto di ricordi, nostalgie e tanta forza, seppur a volta arrancante. C’è, tra di loro, chi ama accogliere i propri ospiti e amici cantando canzoni, spesse volte proprio quelle di Vasco. C’è chi ha tante storie da raccontare e, poi, soprattutto per chi conosce troppo da vicino questa realtà, si risente l’eco della voce e delle risate di chi purtroppo non c’è più. Non mancano mai iniziative che portano felicità e sono volte sempre all’inclusione, quella del concerto di Vasco è una di queste. I sette ragazzi di “Raggio di sole” sono stati accompagnati dagli operatori Danilo Manciucca e Mimmo Rocci, dall’infermiere Gianmarco Giordano e dalla volontaria del servizio civile Marika Gala. «Il palco tremava, sembrava quasi rimbalzassi dalla mia sedia a rotelle, ho ancora i brividi al solo pensiero. Ho provato tante emozioni»: il racconto di Mino è partito da sé, sembrava fosse incontenibile la sua gioia di essere tornato a vivere la musica dal vivo. Orgoglioso di aver ripetuto per la seconda volta questa esperienza con il suo compagno Mario, lo incitava a manifestare le sue emozioni. Lui ripeteva solo che era stato tutto bello, quasi gli mancassero le parole, le stesse che si esprimevano libere nel luccichio dei suoi occhi. «È incredibile quanto sia forte il potere della musica. Tutti eravamo uniti, non esistevano pregiudizi, differenze o difficoltà. Tutte le brutture del quotidiano sembrava le avessimo chiuse in una bolla per un po’, finalmente. Siamo rimasti colpiti da un fan che ha seguito con noi il concerto: era infermo e immobile nel suo letto, trasportato dagli infermieri, ma felice», ha detto l’operatore Danilo che con il suo collega Mimmo e quattro dei residenti era sul palco dei disabili. Gli altri tre con l’infermiere Gianmarco e la volontaria Marika erano sugli spalti della tribuna. «Era impossibile non emozionarsi davanti a tanta bellezza -ha aggiunto Danilo-. Non dimenticherò mai il momento in cui il nostro Mario, seduto sulla sua sedia a rotelle, ha preso per mano una fan di Vasco che è non vedente e ha ballato con lei». Sembrava quasi volesse donarle quello che i suoi occhi stessero vedendo. «Il mio ricordo più bello è stato quando Vasco ha parlato della guerra in Ucraina e della sofferenza che, purtroppo, provano soprattutto i bambini», ha detto Mino. «Il mio, invece, è stato l’avere conosciuto la storia di due innamorati, una francese e un italiano costretti a stare sulla sedia a rotelle dopo un incidente. Quanto è stato bello vederli cantare guancia guancia e a squarciagola», ha aggiunto Stefania. «Tra le canzoni più belle che abbiamo ascoltato ci sono state “Vita spericolata”, “Sally”, “Eh già”», hanno precisato Ciccio, Rosha e i due Michele. «Bella anche “Gli spari sopra”, che mi ha emozionato diversamente rispetto a quando è stato pubblicato il brano. La guerra, il covid, la realtà sociale in cui opero mi hanno portato a dargli un altro significato», ha concluso Danilo. Qui Vasco si chiede se si possa avere ancora fiducia nell’uomo di fronte al marciume di questo mondo, la risposta è nelle storie di questi ragazzi di “Raggio di sole”, nelle loro speranze riaccese grazie a grandi emozioni come quelle del concerto e nelle loro mani che incontreranno sempre quelle di uomini e donne che amano e conoscono il vero senso della cura.