A termine della riunione avvenuta ieri tra il governatore pugliese Michele Emiliano, gli assessori Sebastiano Leo, Pier Luigi Lopalco e Anita Maurodinoia, con il Direttore dell’USR Anna Cammalleri e le organizzazioni sindacali della scuola pugliese, prende corpo l’ipotesi di un “rientro” il 7 gennaio con le stesse modalità in vigore prima delle vacanze, ossia con il 100% degli studenti delle scuole superiori in didattica a distanza, che verrebbe esteso fino almeno al 15 di gennaio, se non oltre.
Questa ipotesi, proposta sia dall’ANP Puglia (Associazione nazionale dirigenti scolastici e alte professionalità della scuola) che dalle organizzazioni sindacali e accolta al termine della riunione dal presidente della giunta regionale, potrebbe, qualora venisse confermata nella nuova ordinanza che sta per essere varata in base anche a quanto verrà deciso a livello nazionale, permettere di prendere tempo per monitorare l’andamento dei dati pandemici prima di un rientro più o meno massiccio degli studenti nelle scuole. Dall’altro, permetterebbe di evitare – almeno nella fase immediatamente successiva alle vacanze – l’applicazione delle disposizioni prefettizie sullo “scaglionamento” degli ingressi degli studenti su due turni, disposizioni che potrebbero, pertanto, essere modificate e, comunque, non applicate nel suddetto periodo.
Tra le altre ipotesi discusse durante l’incontro, quella di far rientrare in presenza il 50% degli studenti su un unico turno di ingresso; spostato magari, ove necessario, alle ore 9.00. “Questa ipotesi -avanzata da Roberto Romito, presidente regionale ANP Puglia-, ci sembra la più adeguata alla particolare conformazione del territorio pugliese, alle difficoltà del sistema del trasporto pubblico locale e all’assetto organizzativo delle scuole, senza sconvolgerlo”.
Tuttavia, il presidente Emiliano ha osservato che una tale disposizione non rientrerebbe tra quelle adottabili dalla Regione, in quanto la percentuale di studenti in presenza ed il loro scaglionamento su due turni di entrata è fissato dal DPCM vigente (quello del 3 dicembre scorso), che demanda ai prefetti la concreta attuazione di tale misura.
Per quanto riguarda la possibilità di lasciare alle famiglie la facoltà di scegliere tra la didattica in presenza e quella a distanza, “Abbiamo ribadito la nostra contrarietà”, ha precisato il presidente Romito, ritenendo che possa rovesciare la logica che sta dietro a tutti i provvedimenti posti garanzia della sicurezza delle persone, scaricando sulle famiglie la responsabilità di decidere se proteggersi dal rischio contagio o meno, stesso timore che ha chi governa. “Il servizio scolastico non è a domanda individuale e rispetto al quale va, invece, preservata l’autonomia delle Istituzioni scolastiche nella determinazione dell’offerta formativa e delle sue modalità di erogazione”.
A tal proposito, il presidente Emiliano ha reso note le modifiche che potrebbero essere apportate a quanto deciso con l’ultima ordinanza:
1. la limitazione della richiesta dei genitori circa la didattica a distanza ad una sola espressione di volontà, nell’ambito di vigenza dell’ordinanza; ossia, non sarebbero possibili variazioni o ripensamenti, dopo aver effettuato la scelta;
2. una sostanziale inversione della logica dell’ordinanza stessa, che prevederebbe per tutti gli studenti la modalità a distanza, salvo a tenere in presenza le attività di laboratorio, i disabili e gli studenti con bisogni educativi speciali; a questi ultimi si potrebbero aggiungere, su richiesta motivata delle famiglie, da valutarsi da parte del dirigente scolastico, eventuali casi di alunni che risulterebbero svantaggiati dal seguire le lezioni in modalità a distanza.
Questi elementi, in caso di approvazione nella nuova ordinanza, potrebbero semplicifare l’organizzazione scolastica riducendo il contingente degli alunni in presenza, evitando la doppia turnazione in ingresso e problemi per il servizio di trasporto. E ancora, “Sarebbe così scongiurata, almeno per il momento, l’estensione del tempo scuola degli studenti al pomeriggio, con l’eliminazione dei conseguenti disagi, tra cui quelli derivanti sia dalla mancanza di servizi di refezione negli istituti superiori, sia dalla compressione (fino quasi all’annullamento) dei tempi riservati allo studio casalingo”, ha concluso Romito.