A luglio, Michele Abbaticchio e “Italia in comune” hanno criticato le scelte del governo nazionale che avrebbero ricadute negative sui comuni e sugli interventi sulle le periferie, tra cui quelli sull’edilizia popolare.
Ma quale è lo stato delle aree residenziali popolari a Bitonto?
Se si affronta questo tema, non si può non parlare di zona 167, l’area che, ai sensi della legge n.167 del 18/4/1962, è destinata, dal piano regolatore dei comuni, all’edilizia residenziale popolare. Da anni, in quel quartiere che si estende verso Palese, si aspetta la costruzione di 14 alloggi, in via Pietro Nenni. Da quando l’allora sindaco Nicola Pice stanziò 4 milioni di euro per il Piano integrato recupero periferie, il Pirp. La questione fu anche argomento di campagna elettorale nel maggio 2017, in seguito al sopralluogo di Abbaticchio e del presidente regionale dell’Arca (Agenzia Regionale per la Casa e l’Abitare, ex Iacp) Giuseppe Zicchella, che incontrarono i cittadini per illustrare i lavori di riqualificazione e annunciare la costruzione degli appartamenti. L’allora candidato sindaco Emanuele Sannicandro accusò Abbaticchio di inerzia amministrativa, perché, a suo dire, avrebbe fatto perdere a Bitonto quegli alloggi, impedendo a 14 famiglie bisognose di avere una casa decorosa.
Solo a maggio i lavori sono partiti. Sono tuttora in corso, come conferma il sindaco, che individua nel giugno 2019 la chiusura del cantiere.
Un’altra zona residenziale popolare che necessità interventi si trova all’ingresso di Palombaio, venendo da Bitonto. Ci abitano 24 famiglie, composte per lo più da baresi. È stata infatti costruita negli anni ’80, quando il Comune di Bari, per sopperire all’emergenza abitativa di chi aveva difficoltà sociali, creò lì degli alloggi. Ad agosto, gli abitanti hanno lamentato un guasto alla fornitura idrica, che ha causato scarsità di acqua e perdite nel cortile che hanno creato un acquitrino. Problemi che si aggiungono alla scarsa manutenzione dello stabile che, dopo 30 anni, che avrebbe bisogno di interventi. A marzo, infatti, caddero calcinacci dai balconi.
«È vergognoso come ci trattano – commentarono all’epoca i residenti – L’azienda è venuta quasi un anno fa per un primo intervento di puntellamento: ci promisero che avrebbero risolto, ma siamo ancora così, messi malissimo».
Problemi aggravati dai lunghi tempi burocratici. La rottura della conduttura, secondo l’Acquedotto pugliese, è in un tratto non di loro pertinenza, ma del condominio. Per questi ed altri interventi di manutenzione, i condomini sarebbero tenuti a versare contributi mensili. Non si parlerebbe di grandi cifre, ma essi lamentano di non essere in grado di coprire le spese, dato che si tratta per lo più di famiglie in grave fragilità economica. Un circolo vizioso che provoca l’assenza di risorse necessarie per risolvere il vistoso degrado che attanaglia i residenti. Un degrado che, se ignorato, potrebbe benissimo dar luogo a tragedie annunciate.
Per far sentire la loro voce scesero in strada. Una delegazione andò a Bari, del cui comune gli immobili sono proprietà, per avere rassicurazioni sull’imminenza degli interventi sulle forniture idriche, poi effettivamente realizzati.
La stessa situazione, se non peggiore, si ha negli alloggi popolari di via Aspromonte, sempre a Palombaio e sempre di proprietà del Comune di Bari. Anche qui, nei mesi scorsi, ci sono state proteste dei condomini per il degrado in cui sono costretti a vivere.