Il progetto è di quelli ambiziosi e, non a caso, si vorrebbe (e dovrebbe) sviluppare in non meno di quattro anni.
Si chiama “Sfide urbane”. Sperimentare, nelle periferie di sei città italiane, una metodologia replicabile orientata allo sviluppo della coesione sociale nelle comunità educanti tramite il protagonismo e la valorizzazione dei talenti dei giovani a rischio di povertà educativa nella fascia 11-18 anni.
Dove? In cinque grandi metropoli italiane come Milano, Torino, Roma, Napoli, Catania. E poi ci siamo anche noi, Bitonto, che ha detto sì al progetto con apposita delibera di Giunta di qualche giorno fa.
La scelta è ricaduta su queste città in base a indicatori di povertà educativa e alle possibilità di attivare partenariati significativi. E, affinchè tutto sia fatto proprio in sinergia, in ogni territorio verrà coinvolta una scuola, associazioni del territorio, Centri di aggregazione giovanili o enti di assistenze scolastiche, associazioni genitori e/o migranti, artisti, associazioni di riqualificazione territoriale, amministrazioni locali.
Come funzionerà, allora, questa idea? È già tutto nero su bianco, in pratica. Per i primi sei mesi, ci sarà la creazione di un team di progetto, elaborazione compartecipata di metodologia e strategia, formazione di educatori e operatori sui territori, impostazione sistema. Dal sesto al nono mese, mappatura partecipata del territorio come strumento di analisi dei bisogni e identificazione di artisti del quartiere. E, in più, uso del format “DREAMS AND SELFIE”: analisi dei bisogni attraverso l’uso della fotografia, a sua volta prodotto di comunicazione per il racconto del progetto sin dal suo inizio.
Nel primo anno, poi, ci sarà l’avvio di collaborazioni con artisti locali per integrare la didattica con attività di fotografia, video/cinema, teatro, musica rap, comics, ecc. che insegnino a guardare i contesti con creatività ed ironia. Doposcuola per ragazzi più fragili o marginalizzati, usando progettualità di orientamento e valorizzazione di inclinazioni e talenti.
Nel secondo anno, quindi, le scuole apriranno gli spazi inutilizzati per ospitare artisti del territorio e vengono arricchite ed arredate con opere di artisti e studenti, facendone dei veri e propri musei viventi. E ci sarà anche la realizzazione, tramite la metodologia del Teatro sociale e di comunità di un grande gioco di ruolo sul modello del Gioco dell’oca e realizzato artisticamente sui pavimenti dei cortili delle scuole.
Il terzo anno, invece, passerà in rassegna nell’analisi del quartiere di riferimento, tramite la co-progettazione di progetti che partirà dall’analisi dei problemi sociali del quartiere.
Nell’ultimo anno, infine, i protagonisti diventeranno i genitori, i docenti e i dirigenti scolastici che si trasformeranno in ricercatori e coideatori di nuovi moduli di formazione specificamente studiati.
Già, nuovi moduli. Perché tutto sarà portato avanti con metodi innovativi, quello maieutico in primis.
“Sfide urbane” coinvolgerà un numero incredibilmente alto di attori. Direttamente si rivolgerà a 2mila studenti di sei scuole secondarie di primo grado (a Bitonto è stata scelta la “Carmine Sylos”) in sei diverse periferie d’Italia. Centoventi ragazzi tra i 14 e i 17 anni afferenti a Centri di aggregazione sociale locali. I ragazzi più grandi, in particolare i giovani che siano usciti positivamente da esperienze significative, saranno coinvolti quali educatori. Quattrocento tra insegnanti, dirigenti scolastici, educatori e artisti, 800 genitori, 80 artisti e 250 membri di associazioni locali. Indirettamente 120mila abitanti di sei periferie italiane, e un milione di utenti delle azioni di comunicazione amministrazioni pubbliche.
Il progetto, è bene ribadirlo, non comporta alcun onere finanziario per l’Amministrazione comunale di Palazzo Gentile.