L’obiettivo non è per nulla male. Realizzare azioni mirate alla valorizzazione della filiera agroalimentare, al fine di determinare positive ricadute in termini di benefici per l’intera popolazione di riferimento.
Per questo motivo, allora, anche da Palazzo Gentile – e con lui ci sono Acquaviva delle Fonti, Altamura, Binetto, Bitritto, Cassano delle Murge, Grumo Appula, Poggiorsini, Sannicandro, Santeramo, Toritto – ha deciso di sposare l’idea e l’istituzione di un apposito Distretto del cibo, da inserire nell’apposito registro nazionale.
Cosa è? Si tratta di distretti rurali e agroalimentari di qualità, localizzati in aree urbane o periurbane caratterizzati da una significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree, ma anche dall’integrazione fra attività agricole e attività di prossimità.
Un distretto biologico, quindi, tutto a base di agricoltura 4.0 e le nuove frontiere del mondo agricolo.
Su volontà e proposta del vicesindaco e assessore alle Politiche rurali, Rosa Calò, allora, la giunta cittadina ha dato il via libera alla firma di un apposito Protocollo d’intesa improntato dalla Città metropolitana barese, e quindi del primissimo passo per l’istituzione del distretto, che sarà l’ultimo passo di un progetto lungo.
Che vedrà l’avvio delle iniziative finalizzate allo sviluppo economico e sociale del territorio metropolitano di Bari, collaborare, nell’ambito delle rispettive prerogative istituzionali, in un’azione di costante co-pianificazione e co-progettazione che consideri attentamente le istanze e le esigenze degli operatori del settore, impegnandosi a promuovere il confronto con le Organizzazioni Sindacali di categoria e le Istituzioni Universitarie e Scientifiche operanti nell’area metropolitana. E ci sarà persino un Comitato di indirizzo, che dovrà supervisionare il tutto, e in cui ogni Comune aderente avrà un proprio rappresentante.
Senza dimenticare le attività di studio e ricerca volte a sviluppare, promuovere e diffondere esperienze positive derivanti dall’applicazione di modelli territoriali di agricoltura sostenibili e sistemi di produzione e consumo agroalimentari sostenibili. E sensibilizzare le coscienze delle nuove generazioni verso le tematiche ambientali di sostenibilità, attraverso la promozione di percorsi di educazione Ambientale e ecoterapia; Centri di educazione ambientale; laboratori di educazione ambientale, e centri di esperienza.
Il documento ratificato non ha costi per i contraenti e ha una durata di oltre cinque anni.