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Home » “Prevenzione e cura in ambito senologico”, l’interessante convegno come atto d’amore per tutte le donne

“Prevenzione e cura in ambito senologico”, l’interessante convegno come atto d’amore per tutte le donne

Organizzato da “Mariotto Libera”, prestigiosi relatori il prof. Marco Moschetta e la sua équipe di radiologi: la dott.ssa Caterina De Leo, il dott. Michele Telegrafo, il dott. Vincenzo De Ruvo

Felice de Sario by Felice de Sario
9 Aprile 2018
in Cronaca
“Prevenzione e cura in ambito senologico”, l’interessante convegno come atto d’amore per tutte le donne
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Si è svolto sabato sera, 7 aprile a Mariotto, presso l’Auditorium di Villa Jannuzzi il convegno sul tema “Prevenzione e cura in ambito senologico”, organizzato dalla locale associazione di promozione sociale “Mariotto Libera”. All’incontro ha preso parte il prof. Marco Moschetta, senologo, responsabile dell’Unità di Radiodiagnostica a indirizzo senologico del Policlinico di Bari e la sua équipe di radiologi, composta dalla dott.ssa Caterina De Leo, il dott. Michele Telegrafo, il dott. Vincenzo De Ruvo. Al tavolo dei relatori era anche la signora Domenica Giordano, che ha reso la testimonianza del suo caso personale.

Nell’introdurre la serata, Anna Ungaro, presidente di “Mariotto Libera” ha voluto ricordare al numeroso pubblico presente in sala, che “la serata è dedicata alle donne, a tutte quelle donne che, prese dai mille impegni quotidiani, non riescono mai a trovare un po’ di tempo per se stesse, o lo fanno solo quando è troppo tardi o quando avvertono che qualcosa non va per il verso giusto. L’incontro di stasera è, in fondo, una sorta di atto d’amore verso noi donne”.

Il prof. Marco Moschetta, 37 anni, premio europeo “Carla Boetes” 2016, autore di oltre cento pubblicazioni scientifiche, ha parlato della vicinanza al territorio come uno degli obiettivi della prevenzione quotidiana, e poi dell’importanza attuale della Radiologia, ambito verso cui ha sempre mostrato grande interesse:

“Oggi è impensabile un intervento chirurgico, o un semplice accesso in pronto soccorso, senza che ci sia un radiologo”. Poi, sulle motivazioni del citato premio europeo conseguito, dice: “Abbiamo progettato, in collaborazione con i colleghi del Politecnico di Bari, un sistema di diagnosi automatica a risonanza magnetica che si chiama Cad, che non vuol superare l’occhio umano del radiologo, ma assiste questi nella gestione delle immagini; quasi un software che ci aiuta a indicare le zone più a rischio della mammella. Ciò rende più rapide le nostre diagnosi, essendo il software capace di colorare di rosso le lesioni più sospette e di verde quelle benigne. Il Cad che già esiste in mammografia, è stato uno dei primi esperimenti in risonanza, motivo  per cui l’Unione Europea ha ritenuto di dover finanziare questo progetto di ricerca due anni fa”.

Circa il grado di accuratezza delle tecniche utilizzate, il ricercatore bitontino ha riferito che “Il campione utilizzato è stato di cento donne, ma esso non va considerato in senso stretto, dato che si considera la mammella divisa in slices di tre millimetri. Da ogni donna si sono ricavate tremila immagini, quindi il campione è molto importante e anche l’accuratezza è alta, come alto è anche, e purtroppo, il tasso dei c.d. ‘falsi positivi’. Questo significa che il software rileva anche aree che poi si rivelano nulle o benigne, il che rende ancora più improbabile che sfuggano le lesioni molto piccole, intorno ai 2-3 mm”.

Quanto al tema della prevenzione, Moschetta, che con la sua équipe esegue Senologia Clinica e la c.d. ‘prevenzione secondaria’, in altre parole la diagnosi precoce del carcinoma della mammella, ritiene che: “In base alle linee guida nazionali e internazionali, è consigliabile per tutte le donne a partire dai trenta anni di età, eseguire la visita senologica e l’ecografia mammaria. Dai 39 anni si aggiunge la mammografia bilaterale. Prima di questa età il seno è molto denso, al punto da rendere più ostico il riconoscimento delle piccole lesioni, facendo calare il valore diagnostico della metodica. Sono dimostrati due picchi d’incidenza del carcinoma mammario, uno a 42-45 anni e l’altro a 62-65 anni”.

Poi conclude: “Noi oggi ricerchiamo lesioni sub-cliniche, millimetriche, quindi la paziente che si reca da noi è sana e viene per un controllo delle mammelle. Le pazienti sintomatiche, però, non devono creare allarmismi, poiché il 60% della patologia mammaria è benigna. Avvertire un nodulo non significa necessariamente avere un tumore, potrebbero essere cisti, o fibro-adenomi, o mastiti, quindi è consigliabile non andare al C.u.p. per prenotare i controlli, ma venire direttamente presso i nostri centri, perché con le impegnative dei medici di base, in urgenza o differita o breve, li eseguiamo in poco tempo”.

Il convegno è poi proseguito con i contributi dei medici radiologi dell’équipe del prof. Moschetta. La dott.ssa Caterina De Leo ha presentato le slides concernenti la Tomosintesi o Mammografia tridimensionale, una tecnologia che consente un miglioramento dell’accuratezza diagnostica, perché permette una migliore visualizzazione delle lesioni maligne, limita i falsi negativi e migliora la visualizzazione dei tessuti normali.

La risonanza magnetica mammaria è stata illustrata dal dott. Michele Telegrafo. Si tratta di una metodica introdotta da circa 25-30 anni. Essa presenta una sensibilità molto alta a tutti i tipi di lesione, anche quelle benigne, che poi devono essere tipizzate dallo specialista. L’esame RM utilizza un campo magnetico elevato, abbinato a onde in radiofrequenza. Utilizza anche un mezzo di contrasto, iniettato per via endovenosa. Il consiglio è di farne un uso razionale per evitare inutili stress, costi e controindicazioni.

Il dott. Vincenzo De Ruvo ha esposto l’argomento della biopsia mammaria, partendo dalla constatazione che la classificazione di lesioni minimali è migliorata molto, ma è sempre difficile fare diagnosi precise fondate su esatte tipizzazioni delle lesioni. Spesso si resta nell’indecisione se procedere alla biopsia chirurgica o a un prelievo. Si può eseguire il prelievo con ago, che ha un costo basso e toglie stress alla paziente. L’ago aspirato ha però dei limiti di mancata classificazione del tipo di lesione e può portare a insuccessi dal 10% al 40%.

Altra tecnica è il Mammotome in ambito ambulatoriale, un sistema che utilizza una sonda assistita da un computer. La biopsia è riuscita oggi a individuare il 71% dei ‘positivi’ e a escludere la presenza di cancro nel 30%.

In chiusura di dibattito, la toccante testimonianza della signora Domenica Giordano, che ha voluto raccontare la sua personale battaglia vinta contro quel che ha definito “l’intruso”, ha arricchito la serata di un connotato di spontanea e coraggiosa umanità e di amore per la vita, sentimenti traditi dalle parole e dagli sguardi commossi della signora, specie quando il suo pensiero è andato alla sua amica Carla, meno fortunata ma sempre viva nel suo ricordo.

 

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