Non sarebbe di uno dei re magi la testa ritrovata a giugno e appartenente ad una delle sculture del bassorilievo nell’architrave del portale della nostra Concattedrale. A dirlo è il professor Pice, in una nota correttiva di quanto aveva annunciato due mesi fa: «Qualche settimana fa accennai al ritrovamento della testa del re magio della lunetta del portale della Cattedrale: da uno studio più attento, non della testa di Melchiorre si tratta, ma del capo della figura del Cristo in Maestà che occupa l’apice dell’archivolto del portale. Si tratta, dunque, del Cristo dell’ultimo giorno di cui parla l’Apocalisse (21,1,5-6): “E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»; e soggiunse: «Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci. E mi disse ancora: «E’ fatto! Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine; a chi ha sete io darò in dono della fonte dell’acqua della vita”. La scultura, pervenuta danneggiata e acefala, presenta incorniciata dentro una mandorla di luce, un Cristo con la destra benedicente e il libro aperto del vangelo con il monogramma di Cristo IC+C. La mandorla è associata alla figura del Cristo ed è un elemento decorativo romanico-gotico molto attestato nelle lunette dei portali delle cattedrali, utilizzato per dare risalto alla figura sacra rappresentata al suo interno. Di forma ogivale ottenuto da due cerchi dello stesso raggio, rappresenta la comunicazione fra due mondi, ovvero il piano materiale e quello spirituale, l’umano e il divino, l’unione tra cielo e terra, fra spirito e materia. È quindi un chiaro simbolo di Vita e quindi un naturale attributo per Colui che è “Via Verità e Vita”, il figlio di Dio fattosi uomo, il Verbo Divino disceso sulla Terra. Il Rogadeo volle vedere nel monogramma della scultura il numero 1200 e pensare che essa indicasse la data della consacrazione della cattedrale, sicché finiva per interpretarla come raffigurazione del vescovo consacrante Guglielmo de Tipaldis. Con gli interventi di restauro fatti alla Cattedrale sul finire del XIX secolo sotto la guida dell’architetto romana E. Bernich – questi aveva l’abitudine di creare di sana pianta pezzi andati distrutti -, si volle innestare una testa di fattura neoclassica, appunto questa ritrovata, non del tutto pertinente per dimensione e materia. Un calcio di pallone di alcuni anni fa finì per scorporarla, lasciandola cadere sul pianoro di ingresso della cattedrale rotta in più parti. Raccolta da un’anonima mano pietosa e consegnata nei suoi vari pezzi al sacrista, finì dimenticata in un recesso di quel che rimane del piano rialzato del vecchio campanile, lì dove appunto è stata ritrovata. Speriamo in un suo recupero, visto che si tratta di una testimonianza storica di un intervento di restauro di centoquaranta anni fa».
Il re magio, dunque, a distanza di 11 anni da quel giorno in cui alcune pallonate lo decapitarono, resta senza testa.