Quanti si aspettavano una piazza semivuota a causa di una psicosi da Coronavirus sono stati smentiti: l’affetto per il Papa e la fede hanno sconfitto ogni paura e in 40mila hanno atteso Francesco a Bari, dove ha celebrato la santa Messa a conclusione del sinodo ‘Mediterraneo, frontiera di pace’. Nel capoluogo pugliese, per assistere alla celebrazione, è giunto anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Avrebbe dovuto esserci anche il premier, Giuseppe Conte, che ha dovuto però rinunciare per impegni legati all’emergenza Coronavirus. Dopo le polemiche sui social montate nei giorni scorsi da chi chiedeva di annullare l’evento per evitare rischi di contagio, ha prevalso la voglia di partecipazione. All’arrivo del Papa nella Basilica di San Nicola, dove ha ricevuto il documento scritto da 70 vescovi dei Paesi del Mediterraneo, tanti fedeli lo hanno accolto cantando “Shalom, pace a te“. E quando Francesco si è spostato in piazza Libertà, dove ha anche recitato l’Angelus, migliaia di persone lo hanno applaudito a lungo, urlando “Viva il Papa“.
L’Angelus di ieri.
Amare gratuitamente così come ha fatto Gesù
Il modello del cristiano è Dio stesso e Lui è santo. Gesù ci ha dato l’esempio, osserva il Papa, aprendo le braccia sulla croce a chi lo ha condannato e perdonando “chi gli ha messo i chiodi nei polsi”.
“Allora, se vogliamo essere discepoli di Cristo, se vogliamo dirci cristiani, questa è la via, non ce n’è un’altra. Amati da Dio, siamo chiamati ad amare; perdonati, a perdonare; toccati dall’amore, a dare amore senza aspettare che comincino gli altri; salvati gratuitamente, a non ricercare alcun utile nel bene che facciamo”.
Amare i nemici è la novità cristiana
La tentazione per noi è quella di pensare che Gesù esagera quando dice di amare persino i nemici, di pregare per quelli che ci perseguitano. Ma il Papa spiega che “Gesù qui non parla per paradossi, non usa giri di parole. È diretto e chiaro” e che le sue “sono parole volute, parole precise”. Amare i nemici, sottolinea, è “la novità cristiana. È la differenza cristiana”. L’amore di Gesù è un amore senza misura e a noi chiede “il coraggio di un amore senza calcoli”.
“Quante volte abbiamo trascurato le sue richieste, comportandoci come tutti! Eppure il comando dell’amore non è una semplice provocazione, sta al cuore del Vangelo. Sull’amore verso tutti non accettiamo scuse, non predichiamo comode prudenze. Il Signore non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano lecito: l’estremismo dell’amore”.
Disarmare il proprio cuore
Papa Francesco invita ciascuno a guardare al proprio cuore e ad applicare l’amore ai nemici “alle persone che ci trattano male, o che ci danno fastidio, che fatichiamo ad accogliere”. Non dobbiamo preoccuparci, afferma, della cattiveria degli altri, ma del nostro cuore cominciando a disarmarlo per amore di Gesù.
“Il culto a Dio è il contrario della cultura dell’odio. E la cultura dell’odio si combatte contrastando il culto del lamento. Quante volte ci lamentiamo per quello che non riceviamo, per quello che non va! Gesù sa che tante cose non vanno, che ci sarà sempre qualcuno che ci vorrà male, anche qualcuno che ci perseguiterà. Ma ci chiede solo di pregare e amare. Ecco la rivoluzione di Gesù, la più grande della storia: dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento alla cultura del dono. Se siamo di Gesù, questo è il cammino! Non ce n’è un altro”.
L’amore e il perdono sono vincenti agli occhi di Dio
Francesco si fa interprete delle obiezioni che qualcuno potrebbe avanzare: l’ideale è una cosa, la vita è un’altra. Oppure: “Se amo non sopravvivo a questo mondo…”. E risponde che la logica di Gesù “è perdente agli occhi del mondo, ma vincente agli occhi di Dio”. E ricorda che, come dice San Paolo, “la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio“. “Amare e perdonare è vivere da vincitori”, afferma il Papa. Nel Getsemani, Gesù aveva detto a Pietro: “Rimetti la spada nel fodero” e Francesco prosegue:
“Nei Getsemani di oggi, nel nostro mondo indifferente e ingiusto, dove sembra di assistere all’agonia della speranza, il cristiano non può fare come quei discepoli, che prima impugnarono la spada e poi fuggirono. No, la soluzione non è sfoderare la spada contro qualcuno e nemmeno fuggire dai tempi che viviamo. La soluzione è la via di Gesù: l’amore attivo, l’amore umile, l’amore ‘fino alla fine’”
Chiediamo a Dio la forza e la capacità di amare
La richiesta di Gesù è alta, ma noi ce la faremo a raggiungere una meta simile? Il Papa dice che si tratta di “una grazia che va chiesta”. Al Signore dobbiamo chiedere di insegnarci ad amare e a perdonare.
“E va chiesta anche la grazia di vedere gli altri non come ostacoli e complicazioni, ma come fratelli e sorelle da amare. Molto spesso chiediamo aiuti e grazie per noi, ma quanto poco chiediamo di saper amare! Non chiediamo abbastanza di saper vivere il cuore del Vangelo, di essere davvero cristiani.
Il Papa conclude esortando a scegliere la strada dell’amore, anche se costa, e a non lasciarsi “condizionare dal pensiero comune”. Se accogliamo “la sfida di Gesù”, dice infine, “saremo veri cristiani e il mondo sarà più umano”.